preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Soltanto attraverso il dono della autorivelazione di Dio, ci è stato concesso di comprendere al meglio la sua in scrutabile grandezza e il significato più profondo della nostra somiglianza a Lui. Il Siracide ci ricorda la primitiva bellezza e il travaglio del male che si è insinuato nella nostra esistenza dopo il peccato. Abbiamo perso l'innocenza e la primordiale innocenza. Bellezza e innocenza che Gesù invece scorge più nitida nei bambini che accorrono a Lui. Egli deve rimproverare lo zelo inopportuno egli Apostoli, che cercano di allontanarli nel timore che la loro vivacità potesse essere di disturbo al Maestro. Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso».E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva. Viene spontaneo ai nostri giorni invocare con tutta la nostra fede che Gesù ripeta il suo gesto benedicente su tutti i bambini del mondo. Che siano cancellate per sempre le violenze fisiche e spirituali che vengono perpetrate nei loro confronti. Gesù dice con insolita severità: «Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare. Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che avvengano scandali, ma guai all'uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!»
«Quando tu desideri conoscere la tua misura, quale tu sei, se la tua anima è sulla strada o ne è fuori; (o desideri conoscere) la tua saldezza o la tua pochezza, metti alla prova la tua anima nella preghiera. Questa è infatti lo specchio dell'anima, e il saggiatore delle sue macchie e della sua bellezza. Lì si rivelano la falsità e le bellezze del pensiero... Nel tempo della preghiera si vede, in modo luminoso, da cosa è mosso o in quali moti si affatica il pensiero».
QUANTI SALMI DEVONO DIRSI ALL'UFFICIO NOTTURNO Durante il periodo invernale si dica [prima il versetto: «O Dio, vieni a salvarmi» (Sal 69,2), e poi] per tre volte: «Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode» (Sal 50,17); cui si aggiunga il salmo e il Gloria; 3quindi il salmo 94 con l'antifona oppure cantato lentamente; segua l'inno; poi sei salmi con le antifone. Finiti questi e detto il versetto, l'abate dia la benedizione; allora tutti siedano negli scanni e i fratelli a turno leggano dal codice posto sull'ambone tre letture intercalate dal canto di tre responsori. Due responsori si cantino senza il Gloria, ma dopo la terza lettura il lettore aggiunga il Gloria; e appena intonato, tutti immediatamente si alzino dai loro sedili, in onore e riverenza alla Santa Trinità.
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