preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Gesù compie un miracolo, ma è l'unica volta che lo compie per gradi. Ci possiamo chiedere il perché. La risposta sta nel fatto che Gesù non volle risanare il cieco tutto ad un tratto, sia per dimostrare che egli dispone a piacere dei propri doni, sia perché la sua potenza andò agendo nella misura in cui la fede del cieco crebbe, sino a diventare perfetta. Lo stesso sistema non di rado viene usato da Dio a proposito della guarigione di malati dello spirito: egli procede un po' alla volta, alimentando nel contempo la fede dell'infermo, concedendo una pienezza di salute, quando ci saremo abbandonati completamente a lui, considerandolo nostro unico salvatore. Tutto ciò non può prescindere dalla nostra fede e non esclude la nostra personale collaborazione. Anzi, il Signore attende la nostra domanda: «Che cosa vuoi che io faccia per te? - Signore che io veda». Ecco la preghiera per la giornata di oggi: «Signore fa' che io "veda"».
«Un anziano disse: "Se vedi uno cadere e puoi aiutarlo, tendigli il tuo bastone e fallo risalire. Ma se non puoi tirarlo su, lasciagli il tuo bastone e non perderti anche tu insieme a lui. Se gli dai la mano e non puoi trarlo su, sarà lui a trascinarti in basso e morirete tutti e due". Questo diceva per quelli che vogliono aiutare gli altri, al di là delle loro possibilità».
L'UMILTÀ Il quarto gradino dell'umiltà si sale quando nell'esercizio della stessa obbedienza, anche incontrando durezze e difficoltà e persino ricevendo delle ingiurie, si abbraccia nel silenzio del proprio cuore la pazienza, e sopportando tutto, non si viene meno né si indietreggia, perché la Scrittura dice: «Chi persevererà sino alla fine sarà salvato» (Mt 10,22); e ancora: «Si rinfranchi il tuo cuore e sopporta la prova del Signore» (Sal 26,14 Volg.). E per mostrare che il fedele deve sostenere per il Signore anche tutte le contrarietà possibili, la Scrittura dice nella persona di quelli che soffrono: «Per te ogni giorno siamo messi a morte, stimati come pecore da macello» (Sal 43,23); e, certi della speranza della ricompensa divina, essi proseguono con gioia: «Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati» (Rm 8,37). Così pure in un altro passo la Scrittura dice: «Dio, tu ci hai messi alla prova; ci hai passati al crogiuolo come l'argento. Ci hai fatti cadere in un agguato, hai messo un peso ai nostri fianchi» (Sal 65,10-11). E per indicare che dobbiamo sottostare a un superiore, prosegue: «Hai posto un uomo sulle nostre teste» (Sal 65,12).
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