preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Il vangelo non è stato scritto per soddisfare la nostra curiosità. Tanti interrogativi sulla vita di Gesù, di Maria, della santa famiglia restano senza risposta. Vorremmo conoscere tutta la vicenda del Signore e invece l'evangelista ci licenzia con poche battute: nemmeno un accenno alla fuga in Egitto, come fa San Matteo. Solo poche frasi dopo averci presentato la profetessa Anna, anche lei a servizio nel Tempio, che parla del bambino. Poi il ritorno a Nàzaret da dove Giuseppe e Maria erano partiti e un accenno fuggevole al bambino che "cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di Lui". Il vangelo di Luca ce lo fa incontrare ancora, dodicenne a Gerusalemme nel Tempio, ricercato affannosamente da Maria e Giuseppe e poi sui trenta anni di età quando inizia il suo ministero pubblico. San Giovanni invece ci presenta una comunità bene organizzata con tutte le età a cui suggerisce come servire il Signore. Il modello di crescita in sapienza è quello di Gesù che dovrebbe essere tenuto presente nelle varie età: figli, giovani, padri... Egli ricorda quanto ha imparato dal Signore: vincere il mondo con tutte le sue concupiscenze: quella della carne, quella degli occhi e la superbia della vita. Tutto questo non viene dal Padre, ma dal mondo. E con tocco pieno di sapienza Giovanni ci richiama alla caducità delle cose mondane: "E il mondo passa con la sua concupiscenza, ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno". E' bene che la liturgia ce lo ricordi in questo penultimo giorno dell'anno. Quanti amici, parenti e forse persone care sono passate all'eternità nell'anno che sta tramontando... Si potrebbe dire con Gesù: Chi vuol intendere, intenda!
Il padre Teoflo arcivescovo si recò un giorno al monastero. I fratelli riunitisi dissero al padre Pambone: "di' al papa una parola di edificazione". L'anziano rispose: "se il papa non è edificato dal mio silenzio non potrà esserlo dalle mie parole".
NON TUTTE LE NORME PER LA PERFEZIONE SONO CONTENUTE IN QUESTA REGOLA Questa Regola noi l'abbiamo tracciata perché, osservandola nei monasteri, diamo una qualche prova di buoni costumi e di un inizio almeno di vita monastica. Per chi però vuole affrettarsi verso la perfezione della vita monastica, ci sono gli insegnamenti dei santi padri, la cui osservanza conduce l'uomo al culmine della santità. Quale pagina infatti o quale parola di autorità divina sia dell'Antico che del Nuovo Testamento non è norma sicurissima di condotta per la vita umana? O quale libro dei santi padri cattolici non insiste perché si corra per la via diritta verso il nostro Creatore? Così pure le Collazioni dei padri, le Istituzioni, le loro Vite e ancora la Regola del nostro santo padre Basilio, che altro sono se non strumenti di virtù per monaci fervorosi e obbedienti? Ma per noi, monaci svogliati, cattivi e negligenti, tutto ciò è motivo di rossore e di vergogna.
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