preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Quella del titolo è l'invocazione che la liturgia ci fa ripetere come ritornello nel salmo responsoriale. Che cosa attende l'uomo dalla venuta del Salvatore? Anzitutto una società secondo l'immagine che viene presentata dal brano del profeta Isaia. Qui le esigenze della collettività, come dei singoli individui, si realizzano intorno alla pace che è conseguenza e frutto della giustizia. Per raggiungere questo scopo ci viene in aiuto l'insegnamento di San Paolo che, scrivendo ai Romani, esorta ad accogliersi a vicenda come Cristo accoglie ognuno di noi. Ma non vi può essere una cordiale accoglienza senza una speranza eterna, frutto della Parola di Dio meditata, fonte di ogni consolazione. San Giovanni il Battista nella sua predicazione, austera, ma vera, annuncia la speranza che è generata dalla conversione del cuore. Vera, perché realmente il cuore dell'uomo è travolto da tante passioni egoistiche e orgogliose che lo portano a considerarsi autonomo, sufficiente a se stesso senza alcun bisogno di salvezza. Verso questi superuomini di tutti i tempi Giovanni ha parole terribili e appellativi forti: "Razza di vipere! Chi vi ha suggerito di sottrarvi all'ira imminente?". Parole inusitate nella predicazione dei nostri tempi, ma che hanno tutto il loro peso in un mondo ostile o indifferente ai problemi della fede. Il progresso della scienza ha portato l'uomo nel suo stolto orgoglio a credersi padrone del mondo e quindi a fare a meno di Dio e di tutte le norme di vita onesta da lui dettate. Si potrebbe esclamare con San Paolo: mentre scoprono le meraviglie del creato, dimenticano il loro autore. Se questo era riprovevole al tempo dei pagani, è assolutamente stolto e insipiente dopo due millenni di cristianesimo, soprattutto da parte di chi ha avuto il sigillo del battesimo con il dono dello Spirito Santo. L'attesa del Natale sia come un campanello di allarme, un segnale di sveglia per quanti dormono il sonno dell'indifferenza o della ostilità nei riguardi della fede. La misericordia del Signore è più grande della ostinazione dell'uomo e sempre pronta ad accogliere.
Abba Evagrio disse: "È grande cosa pregare senza distrarsi, più grande ancora salmodiare senza distrarsi".
I SACERDOTI DEL MONASTERO Se avesse la presunzione di comportarsi diversamente, venga ritenuto non sacerdote ma ribelle; e se, ripreso più volte, non si sarà corretto, si faccia intervenire come testimone anche il vescovo. Se poi neppure così si emenderà e anzi le sue colpe si faranno sempre più manifeste, sia cacciato dal monastero; solo nel caso però che sia tanto ostinato da rifiutare di sottomettersi e di obbedire alla Regola.
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