Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Sabato 27 novembre 2010

Non più notte.

L'anno liturgico termina il suo corso con questo sabato. Domani inizierà un nuovo anno. La scrittura ci fa intravedere in uno squarcio l'esito finale della lotta dell'uomo contro un mondo corrotto e corruttore. E' una città dove corre un fiume dalle acque prodigiose, capaci di far rifiorire continuamente la vita e a guarire da ogni malattia. In essa si erge il trono di Dio e dell'Agnello dove sarà eliminata la notte e splenderà sempre la luce che promana dal trono di Dio. Simboli molto eloquenti: Il fiume indica il battesimo che è capace di guarire da ogni malattia spirituale; in esso è innestato l'albero della vita, cioè della grazia di Dio, che si riacquista anche attraverso il sacramento della riconciliazione. E' necessario però credere alle parole profetiche ed attendere nella vigilanza la venuta del Signore che non può mancare. Vigilanza che ci viene ribadita nel breve brano del vangelo dove Luca ci parla degli avvenimenti della fine del mondo. Una vigilanza che ci spinge a tenerci liberi da appesantimenti che derivano da attaccamenti a noi stessi e alle realtà che ci circondano. La tempestività con cui si abbatterà quel giorno finale deve spingerci a maggior ragione a tenerci pronti in ogni momento e a vivere con l'animo proteso verso il futuro. Forse è opportuno fermarci un poco nelle nostra corsa frenetica per chiederci se camminiamo nella direzione giusta. E se il giorno del Signore giungesse oggi, per me e per te, ci sentiremmo preparati ad accoglierlo nella fiducia di essere salvati? Eppure quel momento verrà: "Ecco, io verrò presto". State pronti, vigilate...


Apoftegmi - Detti dei Padri

Raccontava del padre Dioscuro, che mangiava pane d'orzo e farina di lenticchie. Ogni anno si proponeva le pratiche di una nuova disciplina. Diceva: "Non avrò incontri con nessuno quest'anno", oppure: "non parlerò", oppure: "Non mangerò nulla di cotto", o ancora: "non mangerò frutta e verdura". Faceva così tutte le pratiche possibili, non faceva in tempo a compierne una che ne inizia un'altra. E ciò avveniva ogni anno.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

I FIGLI DEI NOBILI E DEI POVERI

Se per caso un nobile vuole offrire il proprio figlio a Dio nel monastero e il fanciullo è ancora in tenera età, i genitori scrivano la carta di petizione, di cui abbiamo parlato sopra; e insieme alle offerte della Messa avvolgano nella tovaglia dell'altare la stessa petizione e la mano del fanciullo; e così lo offrano.


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