Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Martedì 26 ottobre 2010

"A chi è simile il regno di Dio?"

Il Vangelo odierno contiene due brevi parabole sul regno di Dio: il granellino di senapa e il lievito nella massa di farina. La prima ne sottolinea la crescita in estensione, la seconda ne mostra la profondità. Ciò che importa è l'arbusto pieno di rami, dove si annidano gli uccelli e l'impasto fermentato. Le due immagini, riferite al Regno, si fondono insieme: indicano l'aspetto universale del Regno, aperto a tutti gli uomini. "Dio non fa preferenza di persone", tutti sono accetti. L'intenzione di Gesù è chiara. Siamo alla sua scuola. Siamo suoi discepoli. Egli vuole farci comprendere la sua presenza in noi, il suo vivere in noi. "Il mio regno è in mezzo a voi". Nella fede infatti abbiamo accolto quel seme e quel lievito – la Parola - non nella pienezza, ma nella crescita. Nella pazienza poi e nella fedeltà quotidiana lo faremo crescere in noi e attorno a noi, fino alla pienezza "della misura che conviene alla piena maturità di Cristo in noi". Ecco perché queste due parabole ci mettono di fronte a un grande problema personale. E' vero che il granellino di senapa sta crescendo in noi? E' vero che quel poco di lievito sta fermentando sempre di più la nostra vita? Dio continua a operare cose grandi attraverso il nostro piccolo. Continua a rivelare il suo mistero infinito attraverso il nostro a volte incerto quotidiano. L'apostolo Paolo ne era convinto e lo esprime così: "La vita che io vivo nella carne, la vivo nella fede di colui che mi ha amato e ha dato la sua vita per me".


Apoftegmi - Detti dei Padri

Abba Isaia disse: "La sapienza non consiste nel parlare; la sapienza sta nel sapere in quale momento parlare.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

COME DEVONO FARE LA SODDISFAZIONE GLI SCOMUNICATI

E allora, se l'abate lo permetterà, sia riammesso in coro al suo posto o a quello che l'abate avrà indicato; ma a patto che non ardisca recitare da solo salmo o lettura o altro nell'oratorio, se non ad un nuovo ordine dell'abate. E a tutte le Ore, mentre sta per terminare l'Opus Dei, si prostri a terra nel posto dove si trova; e così continui a fare la soddisfazione finché l'abate di nuovo non gli comanderà di mettervi fine. Chi invece per colpe leggere è scomunicato solo dalla mensa, faccia la soddisfazione nell'oratorio, prolungandola secondo l'ordine dell'abate, finché egli dia la benedizione e dica: «Basta così!».


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