Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Mercoledì 14 luglio 2010

Dio aborrisce un animo cattivo.

Il popolo di Israele si è allontanato da Dio. Egli si serve dell'Assìria per punire il suo popolo. Ma questa nazione si leva in superbia quasi che fosse solo per la sua forza che potesse eseguire la spedizione punitiva. Inoltre alla superbia aggiunge anche la crudeltà e la volontà di sterminio. Dio non approva questi sentimenti e fa predire dal profeta una punizione disastrosa, la peste che falcerà la vita del fior fiore delle sue milizie. La Parola di Dio ci spinge a fare la nostra riflessione. La sua validità è perenne. Non potrebbe essere questo passo un avviso per chi ha potere e responsabilità di guida? Se il potere viene da Dio, questo va esercitato non tanto come affermazione personale con tutte le deviazione che le passioni umane possono suggerire, ma in spirito di servizio: Chi avrà bene amministrato merita lode. Comprendere queste verità e orientare secondo il loro dettame la nostra vita è molto difficile. E' grazia del Signore che va impetrata con la preghiera e con il desiderio grande di penetrare nei segreti di Dio. Seconda la parola del vangelo questa comprensione esige la rinunciare alla alterigia per farci piccoli non solo dinanzi agli altri ma anche nel nostro cuore. Allora ci troveremmo nel numero di quanti, potrebbero essere illuminati dal Signore e entrare nella conoscenza del suo mistero, che si svela ai piccoli. Voglia il Signore mantenere ogni uomo nella verità della propria piccolezza per meritare la rivelazione delle realtà grandi. Viene così anticipato quello che ci sarà riservato in cielo dove né occhio vide, né orecchio udì, né mente mai può immaginare quello che Dio tiene preparato per chi lo ama!


Apoftegmi - Detti dei Padri

Abba Irinio disse: Non ti stai fermando perché stai invecchiando. Stai invecchiando perché ti stai fermando.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

QUALE DEVE ESSERE L'ABATE

L'abate, che è ritenuto degno di essere posto a capo del monastero, deve sempre ricordarsi di come viene chiamato e confermare con i fatti il suo nome di superiore. Si sa invero per fede che nel monastero egli fa le veci di Cristo, dal momento che viene chiamato col suo stesso nome, secondo la parola dell'apostolo: «Avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: Abbà, Padre!» (Rm 8,15).


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