preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Spesso sentiamo della frasi che ci riportano all'incredulità di san Tommaso: Se non vedo, non credo! E dal momento che Dio è invisibile e le realtà della sua esistenza non cadono sotto i sensi, allora si è spinti a rigettare questo Dio che appare così lontano dalle nostre povere vicende umane per affidarle a divinità che ci costruiamo con la nostre mani. L'idolatria infatti consiste nel rendere culto divino a opera costruita dalle mani dell'uomo, a un simulacro o animale ben visibile. Gli Ebrei del tempo di Osea andavano ad adorare le divinità dei popoli pagani da cui erano circondati. Il mondo moderna ha idoli ben più raffinati: il potere, la ricchezza, il piacere, l'egoismo, lo sport, la droga, l'internet...Quando nel cuore entrano questi idoli, a cui affidano cose e progetti, il vero Dio viene ignorato e cacciato, «non c'era posto per lui», leggevamo nel vangelo del Natale. Proprio per togliere l'uomo da questa umiliazione della su dignità di figlio di Dio, il Signore annuncia il suo vangelo come ci testimonia Paolo nella lettera ai Romani. Perché questa predicazione giunga a tutti, egli elegge i dodici apostoli che pur nella loro fragilità umana, costituiranno le colonne del tempio di Dio e proclameranno in tutto il mondo che Gesù è vero e unico figlio di Dio che va adorato e riconosciuto come salvatore. Per il nostro tempo, in cui l'annunzio della salvezza è risuonata e risuona costantemente, l'idolatria diventa un peccato e una deviazione etica molto più grave che per gli Ebrei al tempo dei profeti. Il richiamo a camminare nella giustizia si fa quanto mai impellente anche ai nostri giorni. La giustizia, intesa come santità, esige di rendere a Dio quello che Lui appartiene: adorazione e ringraziamento... e agli uomini il rispetto della personale dignità. Forse si deve concordare amaramente con il vangelo quando dice: Il mondo è posto nella malignità! Quanta indifferenza, trascuratezza o anche avversione per tutto ciò che riguarda il culto al vero Dio! Vive nell'ingiustizia l'uomo che nega a Dio il suo culto spirituale nell'osservanza delle norme evangeliche, commette gravi ingiustizie quando opprime, disprezza, sfrutta, abusa del suo simile. Voglia il Signore raddolcire la durezza del cuore umano suscitando sentimenti di riconoscenza verso il Signore e di misericordia e di comprensione verso il prossimo.
E abba ha detto: Saper parlare è un dono di molti. Saper tacere una saggezza di pochi. Saper ascoltare una generosità di pochissimi.
PROLOGO ALLA REGOLA DI SAN BENEDETTO Ma interroghiamo con il salmista il Signore chiedendogli: «Signore, chi abiterà nella tua tenda, chi dimorerà sul tuo santo monte?» (Sal 14,1). Dopo tale domanda, fratelli, ascoltiamo il Signore che ci risponde mentre ci indica la strada per arrivare alla stessa tenda, dicendo: «Colui che cammina senza colpa e agisce con giustizia; che pronunzia la verità nel suo cuore, che non dice calunnia con la lingua; che non fa danno al suo prossimo, che non lancia insulto al suo vicino (Sal 14,2-3); colui che, respingendo dagli occhi del proprio cuore, insieme con le sue suggestioni il maligno diavolo che lo tentava, lo riduce al nulla (Sal 14,4 Volg.) e i suggerimenti di lui, appena nati, li afferra e li spezza contro Cristo; coloro che, pieni del timore del Signore (Sal 14,4 Volg.), non si insuperbiscono per la loro buona osservanza, ma, convinti che le loro buone azioni non provengono da se stessi quanto piuttosto da Dio, glorificano il Signore che opera in loro, dicendogli col profeta: «Non a noi, Signore, non a noi ma al tuo nome da' gloria» (Sal 113B,1). Così pure l'apostolo Paolo non si attribuiva alcun merito della sua predicazione, affermando: «Per grazia di Dio sono quello che sono» (1 Cor 15,10); e ancora: «Chi si vanta, si vanti nel Signore» (2 Cor 10,17). Per questo anche il Signore proclama nell'Evangelo: «Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia: strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa ed essa non cadde perché era fondata sopra la roccia» (Mt 7,24-25).
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