Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Domenica 30 maggio 2010

Il Dio Uno e Trino.

Oggi celebriamo il mistero del nostro Dio, Uno e Trino. Tre persone, Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo, in un'unica natura, nell'unità perfetta, in una reciproca relazione di amore. È il Dio inaccessibile alla nostra fioca luce, me che si è rivelato a noi nella scrittura sacra, con la forza della sua parola, che si è incarnato per noi nella persona di Cristo, che ci ha resi capaci di comprenderlo con la luce dello Spirito Santo, che si fonde con ciascuno di noi nel mistero eucaristico. Chi vive la liturgia della chiesa con attenzione si accorge che il nostro tempo e tutte le nostre liturgie sono segnate dal mistero trinitario. Tutta la nostra vita è orientata verso la Trinità. Il buon cristiano inizia la sua giornata, ogni sua preghiera, ogni sua azione nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Dal battesimo alla morte la nostra esistenza è contrassegnata dal sigillo della santissima Trinità. Così ciascuno di noi lega il cielo alla terra e la terra al cielo. Così il mistero, che tale sempre rimane, si svela nell'intimità della comunione. «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui". Anche se inaccessibile e incomprensibile nella sua infinita perfezione, inibita in noi e possiamo godere della sua presenza, diventando tempio sacro di Dio. Così superiamo l'influsso malefico della nostra debolezza, il peso della nostra carne e delle nostre passioni. "Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi". Dobbiamo solo adoperarci, con tutte le nostre migliori disposizioni ad essere accoglienti e ben disposti in tutta la nostra persona, anima e corpo, affinché prendiamo coscienza della nostra consacrazione trinitaria. "Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?". Il mistero diventa però buio completo quando non facciamo spazio a Dio. Ricadiamo nella solitudine e nella morte, mentre ci viene offerta la pienezza della vita in Dio. Oggi adoriamo l'unico Dio in tre persone. Lo adoriamo come creatore e Signore, come Redentore nostro e lampada che rischiara il cammino dell'umanità e di ciascuno di noi. Soprattutto adoriamo colui che vive in noi e ci santifica nel suo amore di Padre nel Figlio suo Gesù Cristo e nello Spirito Santo.


Dalle «Lettere» di sant'Atanasio, vescovo
Luce, splendore e grazia della Trinità.
Non sarebbe cosa inutile ricercare l'antica tradizione, la dottrina e la fede della Chiesa cattolica, quella s'intende che il Signore ci ha insegnato, che gli apostoli hanno predicato, che i padri hanno conservato. Su di essa infatti si fonda la Chiesa, dalla quale, se qualcuno si sarà allontanato, per nessuna ragione potrà essere cristiano, né venir chiamato tale.
La nostra fede é questa: la Trinità santa e perfetta é quella che é distinta nel Padre e nel Figlio e nello Spirito Santo, e non ha nulla di estraneo o di aggiunto dal di fuori, né risulta costituita del Creatore e di realtà create, ma é tutta potenza creatrice e forza operativa. Una é la sua natura, identica a se stessa. Uno é il principio attivo e una l'operazione. Infatti il Padre compie ogni cosa per mezzo del Verbo nello Spirito Santo e, in questo modo, é mantenuta intatta l'unità della santa Trinità. Perciò nella Chiesa viene annunziato un solo Dio che é al di sopra di ogni cosa, agisce per tutto ed é in tutte le cose (cfr. Ef 4, 6). E' al di sopra di ogni cosa ovviamente come Padre, come principio e origine. Agisce per tutto, certo per mezzo del Verbo. Infine opera in tutte le cose nello Spirito Santo.
L'apostolo Paolo, allorché scrive ai Corinzi sulle realtà spirituali, riconduce tutte le cose ad un solo Dio Padre come al principio, in questo modo: «Vi sono diversità di carismi, ma uno solo é lo Spirito; e vi sono diversità di ministeri, ma uno solo é il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo é Dio, che opera tutto in tutti» (1 Cor 12, 4-6).
Quelle cose infatti che lo Spirito distribuisce ai singoli, sono date dal Padre per mezzo del Verbo. In verità tutte le cose che sono del Padre sono pure del Figlio. Onde quelle cose che sono concesse dal Figlio nello Spirito sono veri doni del Padre. Parimenti quando lo Spirito é in noi, é anche in noi il Verbo dal quale lo riceviamo, e nel Verbo vi é anche il Padre, e così si realizza quanto é detto: «Verremo io e il Padre e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14, 23). Dove infatti vi é la luce, là vi é anche lo splendore; e dove vi é lo splendore, ivi c'è parimenti la sua efficacia e la sua splendida grazia.
Questa stessa cosa insegna Paolo nella seconda lettera ai Corinzi, con queste parole: «La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi» (2 Cor 13, 13). Infatti la grazia é il dono che viene dato nella Trinità, é concesso dal Padre per mezzo del Figlio nello Spirito Santo. Come dal Padre per mezzo del Figlio viene data la grazia, così in noi non può avvenire la partecipazione del dono se non nello Spirito Santo. E allora, resi partecipi di esso, noi abbiamo l'amore del Padre, la grazia del Figlio e la comunione dello stesso Spirito. (Lett. 1 a Serap. 28-30; PG 26, 594-595. 599)

Apoftegmi - Detti dei Padri

Abba Epifanio diceva: "La cananea grida forte ed è esaudita, l'emoroissa tace e viene detta beata, il fariseo grida ed è condannato, il pubblicano non apre nemmeno la bocca ed è esaudito".


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

I SACERDOTI CHE VOLESSERO EVENTUALMENTE ENTRARE IN MONASTERO

Se qualcuno dell'ordine sacerdotale chiede di essere accolto in monastero, non si acconsenta troppo presto. Tuttavia, se persiste con insistenza nella sua domanda, gli si faccia capire che dovrà osservare in tutto la disciplina della Regola e che non gli si farà alcuna concessione, in modo che valga per lui ciò che è scritto: «Amico, che sei venuto a fare?» (Mt 26,50 Volg.). Gli si permetta nondimeno di prendere posto dopo l'abate, di dare la benedizione e di celebrare la Messa, sempre che l'abate glielo consenta; altrimenti non pretenda nulla in alcun modo, sapendo di essere soggetto alla disciplina regolare; dia piuttosto a tutti esempio di umiltà.


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