preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Gesù prende in disparte i suoi discepoli perché deve preannunciare loro gli eventi futuri che riguardano la sua persona: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani, lo derideranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno, e dopo tre giorni risorgerà». È più che evidente che Gesù parla della sua passione morte e risurrezione. Pare però che i dodici non capiscano e non vogliono intendere quel linguaggio, tant'è vero che due di loro, Giacomo e Giovanni, si accostano al maestro per chiedere qualcosa che non ha nulla a vedere con l'annuncio che egli ha appena fatto: «Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Tremendo contrasto! Viene da chiedersi come è possibile nutrire pensieri di gloria e aspirare ai primi posti mentre il maestro sta parlando di passione e di morte. Come è difficile per noi assimilare i pensieri di Dio, comprendere ed accettare i suoi progetti! Tuttavia Gesù non disattende la loro richiesta per quanto assurda possa sembrare, ma nella sua divina sapienza pone le condizioni inderogabili per raggiungere la vera grandezza e il posto che ci è riservato. «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato». Bere il calice amaro della sofferenza, essere disposti a subire il battesimo di sangue, cioè il martirio, seguire Cristo nella sua passione, queste sono le condizioni per poi sedere con Cristo nella sua gloria. Tutto ciò non ha però neanche la minima somiglianza con il potere umano e la gloria che sognano i due Apostoli ed è perciò anche ingiustificata l'invidia e lo sdegno che nasce nel cuore degli altri dieci. Anche loro hanno bisogno di una salutare istruzione che Gesù non manca di dare loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti». Questo è un messaggio che vale per tutti gli apostoli, vale per tutta la chiesa, vale soprattutto per coloro che dovranno assumere compiti di guida e dovranno essere i primi nel popolo santo di Dio. Non il potere, ma il servizio dovrà essere il proposito costante da vivere nella chiesa di Dio.
L'Abba Pastor disse: Non abitare in un posto dove ti accorgi che gli altri ti invidiano, perché là non potrai crescere.
NORME PER L'ACCETTAZIONE DEI FRATELLI Colui che deve essere ammesso prometta nell'oratorio alla presenza di tutti la sua stabilità, la conversione dei suoi costumi e l'obbedienza, davanti a Dio e ai suoi Santi, perché se un giorno dovesse agire diversamente, sappia che sarà condannato da Dio stesso del quale si prende gioco. Di questa sua promessa rediga una carta di professione a nome dei Santi di cui lì si conservano le reliquie e dell'abate presente. Tale carta di professione la scriva di sua mano lui stesso; oppure, se non sa scrivere, la scriva un altro a sua richiesta e il novizio vi apponga un segno; e poi di sua mano la deponga sull'altare. Dopo averla deposta, il novizio intoni subito questo versetto: «Accoglimi, Signore, secondo la tua parola e avrò la vita: non deludermi nella mia speranza» (Sal 118,116). Tutta la comunità ripeta per tre volte il versetto, aggiungendovi il Gloria Patri. Allora il fratello novizio si prostri ai piedi di tutti, perché preghino per lui; e da quel momento sia ormai annoverato tra i membri della comunità.
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