preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Gesù durante l'Ultima Cena apre il suo cuore completamente ai suoi apostoli. È una comunione intensa e profonda. Vi leggiamo esortazioni che riguardano tutta l'esistenza. Non sono comandi dettati da una volontà di dimostrare in modo arrogante la propria superiorità. È la volontà di farci partecipi di tutti i Misteri della vita in Dio. Il comandamento di Gesù è il comandamento dell'amore. È l'attuazione di una promessa; è la possibilità di cambiare completamente la nostra esistenza. Gesù non ci vuole servi ma amici. Inaugura con noi delle relazioni nuove; il compimento della sua missione è proprio la realizzazione di questa nuova vita nell'amore di Dio. Le esperienze delle prime comunità cristiane sono proprio la realizzazione di questo comandamento di amore. Lo leggiamo negli Atti degli Apostoli. Si leggono importanti testimonianze storiche che riguardano soprattutto la vita della comunità di Gerusalemme. Scrittori non cristiani, che appartengono al mondo pagano di Roma concordano su questa testimonianza. È storia vera l'amore che animava le comunità cristiane dei primi secoli! È storia può diventare ancora cronaca dei nostri giorni. Non può essere solo la lettura di un passato che non ci appartiene! Anzi proprio qui affondano le nostre vere radici. Gesù ci insegna come realizzare tutto ciò: se faremo quel che Egli ci chiede. Le debolezze umane, che sono presenti nella storia non possono essere vincoli che impediscono il diffondersi di questo amore. I nostri errori saranno allora, se riconosciuti con umiltà, possibilità di vera conversione in un atteggiamento di umile perdono.
Signore, metti l'arcangelo alla mia bocca perché io custodisca il mio cuore.
L'OSSERVANZA DELLA QUARESIMA Perciò in questi giorni aggiungiamo qualcosa al consueto debito del nostro servizio: preghiere particolari, astinenza da cibo o da bevanda; di modo che ciascuno di propria iniziativa offra a Dio, nella gioia dello Spirito Santo (1 Ts 1,6), qualcosa in più oltre la misura che gli è imposta: cioè privi il suo corpo di un po' di cibo, di bevanda, di sonno, di loquacità, di leggerezza, e nella gioia del desiderio spirituale aspetti la santa Pasqua. Però quello che ciascuno intende offrire lo sottoponga al suo abate e lo compia con la sua preghiera e la sua approvazione; perché quanto si fa senza il permesso del padre spirituale sarà imputato a presunzione e vanagloria, non a merito. Tutto dunque si deve fare con il consenso dell'abate.
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