Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Martedì 20 aprile 2010

Il pane vero.

«Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: "Diede loro da mangiare un pane dal cielo"». Cristo Gesù è il segno del Dio vivente, l'immagine visibile del Padre. In questi giorni lo contempliamo risorto e già sappiamo che egli ha compiuto fino in fondo l'«opera» della nostra redenzione. Nessun segno è però efficace per chi non vuole credere; si diventa capaci di rinnegare l'evidenza e di stravolgere la verità anche quando è proclamata dallo stesso Signore. È l'eterno problema di tutti coloro che vogliono le opere e i segni divini realizzati secondo le dimensioni della ragione umana e ciò perché colpevolmente incapaci di vedere con l'occhio della fede. La stessa lettura della Parola di Dio diventa motivo di contestazione delle sue eterne verità. I segni e le opere di cui parla l'evangelista Giovanni vanno letti alla luce della fede e servono ad alimentarla ed accrescerla. La manna nel deserto era solo una figura di una realtà che troverà proprio in Cristo la piena attuazione: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Cristo si proclama «Pane vero» e «Pane di Dio» perché con la sua opera, con la sua venuta tra noi, ha sfamato definitivamente l'umanità, dando la vita per noi. Si è lasciato letteralmente divorare dalla ferocia degli uomini, immolandosi come vittima sull'altare della croce per darsi poi per sempre sugli altari del mondo. Sei ci riscopriamo ancora affamati, vittime delle nostre brame, invasati dalle nostre rabbie è perché restiamo digiuni di quel pane di vita, che rimane rinchiuso e carcerato nei tabernacoli delle nostre chiese. La promessa di Gesù conserva integra la sua validità: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete». Questo è il segno per eccellenza, questa è la fonte inesauribile della nostra interiore vitalità, solo Lui può saziare la nostra fame e la nostra sete. Per Lui tutto è già compiuto, per noi ancora è l'ascesa, ma con la forza del suo pane.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un anziano disse: «Credete forse che Satana voglia introdurre in voi tutti i pensieri? No, è per mezzo di un pensiero solo che vince l'anima e spera condurla a perdizione. Egli abbandona in essa quell'unico pensiero, non occorre altro. Attenti dunque a non mostrar compiacenza verso un solo cattivo pensiero».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

CHE NESSUNO PARLI DOPO COMPIETA

Quando tutti saranno riuniti insieme, si dica Compieta; e, usciti da Compieta, a nessuno sia più lecito proferire alcuna parola. Chiunque sarà colto a violare questa norma del silenzio, sia sottoposto a grave punizione; tranne il caso che sopravvenga la necessità di accogliere ospiti o che l'abate abbia comandato qualcosa ad alcuno; ma anche allora si faccia tutto con la massima gravità e la più delicata moderazione.


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