Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Giovedì 15 aprile 2010

L'Alto e la terra.

Viene spontaneo seguendo il dialogo di Gesù con Nicodemo, costatare come gli argomenti diventino sempre più profondi, sempre più coinvolgenti. Ascoltiamo le parole del Signore: «Chi viene dall'alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla della terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti». Egli aveva già detto al suo interlocutore che ciò che viene dalla carne è carne e ciò che viene dallo spirito è spirito. I limiti dell'uomo derivano dalla sua carnalità corrotta dal peccato e dalla sua spiritualità inquinata dalla concupiscenza ed è per questo che Gesù ci propone una rinascita ed un rinnovamento totale conformandoci alla sua immagine di Figlio di Dio. Il suo primato assoluto gli deriva dalla sua identità con il Padre, egli viene dall'alto, la sua natura divina e umana splende della stessa perfezione di Dio. La nostra invece viene dalla terra e con il peccato si e impiastrata di fango; quella primitiva somiglianza di cui egli ci aveva adornato, è stata deturpata dalla disobbedienza, che ha originato l'uscita dall'ambito del suo amore paterno. Sperimentiamo ogni giorno le tristi conseguenze di quel distacco e di quella morte: da celesti siamo diventati terrestri, legati cioè alle nostre cose, alla nostra terra, ai nostri affari, al nostro stupido orgoglio. Ne soffriamo tutto il peso, ma non siamo capaci di liberarci. Siamo anche consapevoli che ciò che affascina ci uccide, eppure restiamo invischiati dentro i nostri rovi spinosi e pungenti. Come vorremmo elevarci», salire qualche gradino verso l'alto, cominciare a parlare seriamente delle cose del cielo e guardarlo con fiducia come la nostra patria finale! È l'invito pasquale che Cristo sta rivolgendo a tutti noi. Ci chiede soltanto di rendere più viva ed operante la nostra fede.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un fratello domandò a un anziano: «Indicami una sola cosa da custodire, perché io ne viva!». L'anziano gli disse: "Se puoi essere ingiuriato e sopportarlo, è una gran cosa, che supera tutte le virtù».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

LA MISURA DEL BERE

Ciascuno ha il proprio dono da Dio, chi in un modo chi in un altro (1 Cor 7,7); ed è per questo che abbiamo qualche perplessità a fissare la misura del vitto per gli altri. Nondimeno, tenendo conto delle necessità dei più deboli, pensiamo sia sufficiente per ciascuno una emìna di vino al giorno. Chi poi ha avuto da Dio il dono di sapersene astenere, sappia che ne riceverà una ricompensa particolare. Qualora poi le condizioni del luogo o un lavoro eccezionale o l'eccessivo calore estivo richiedessero un supplemento, il superiore potrà concederlo, badando sempre che nessuno arrivi alla sazietà o all'ebbrezza.


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