preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
La principale domenica di tutto l'anno liturgico celebra un evento straordinario e decisivo nella Storia dell'umanità: la Risurrezione di Gesù Cristo. "Questo è il giorno di Cristo Signore, alleluia". I testi biblici indicati per la liturgia eucaristica del giorno costituiscono testimonianze certe sulla presenza del Risorto. Gli Atti degli Apostoli trasmettono la predicazione di Pietro che ricorda la testimonianza dei profeti: "Chiunque crede in lui ottiene la remissione dei peccati per mezzo del suo Nome". Davvero la salvezza è stata attuata grazie al sacrificio del Signore. Ai Colossesi, Paolo indica una strada: "Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra". Il cambiamento di impostazione di vita è totale e definitivo. Ai cristiani di Corinto, l'apostolo canta: "Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato... Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità". L'invito è categorico: riflettendo sulla propria fragilità, il battezzato avverte l'urgenza della conversione, e ringrazia Dio per il dono della liberazione. Con l'antica sequenza "Victimae paschali laudes", si propone: Alla vittima pasquale s'immoli oggi il sacrificio di lode. L'agnello ha redento il suo gregge, l'Innocente ha riconciliato noi peccatori col Padre. I brani del vangelo riferiscono l'avvenuto miracolo: il sepolcro è vuoto; Gesù è risorto. La buona notizia si trasmette rapidamente. La fede della Chiesa non si stanca mai di contemplare in adorazione l'attuazione del progetto di salvezza. Ogni battezzato è davvero un uomo nuovo, che partecipa al dono della risurrezione con una adesione libera e cosciente, con un impegno di vita nuova, nello Spirito santo. I numerosi testi biblici proclamati nella Veglia pasquale sono un riassunto delle principali tappe della Storia sacra, che è orientata verso la nascita del nuovo Popolo di Dio.
(Messa vespertina)
Nella messa vespertina, il testo del Vangelo è Luca 24,13-35: due pellegrini lasciano Gerusalemme, scoraggiati e delusi dal ricordo degli ultimi eventi. "Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele...". Gesù in persona, ma non identificabile, si accostò e camminava con loro; ma i pellegrini non lo riconobbero. Mediante il ricorso ai testi sacri, da Mosè e da tutti i profeti, Gesù spiegò ciò che lo riguardava; il contatto spirituale avviene; il loro cuore si commuove. Giunti nel villaggio di Èmmaus, dove erano diretti, invitano questo viandante a cena; egli benedisse il pane, lo spezzò e lo diede loro, poi sparì. Allora lo riconobbero, e tornarono in fretta a Gerusalemme per comunicare il prodigio. L'identità di Gesù fu avvertita nello spezzare il pane: da quel giorno il gesto eucaristico (istituito il Giovedì Santo) è stato sempre il segno distintivo della comunità ecclesiale. In questo modo il Signore Risorto ha creato una comunità nuova, che partecipa al suo Corpo e al suo Sangue, cibo di vita eterna e bevanda di salvezza.
Un anziano diceva: «Fuggite l'amore che ispirano le cose periture perché passa con loro e perisce con loro».
SE TUTTI DEVONO RICEVERE IL NECESSARIO IN MISURA UGUALE Sta scritto: «Veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno» (At 4,35). Con questo non vogliamo dire che si facciano preferenze di persone - non sia mai! - ma che si tenga conto delle infermità dei singoli; così chi ha minori esigenze ringrazi Dio e non stia di malumore; chi invece ha maggiori necessità si umili per la sua debolezza e non si insuperbisca per l'attenzione che gli viene usata; e così tutte le membra saranno in pace. Soprattutto non compaia per nessuna ragione, in alcuna parola o altro gesto, il male della mormorazione. E se qualcuno sarà trovato colpevole di questo, sia sottoposto a una punizione molto rigorosa.
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