Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Martedì 02 marzo 2010

La cattedra e pulpiti...

Per sedere in cattedra o salire su un pulpito, per insegnare e predicare, occorre un mandato specifico ed autoritario, occorre essere adorni di vera sapienza e soprattutto essere personalmente impegnati a vivere e testimoniare le verità che si proclamano. Ciò vale sempre, ma assume un'urgenza speciale, se il mandato viene da Dio e la sapienza da trasmettere è un suo messaggio di salvezza. Al tempo di Gesù, come egli stesso afferma: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei». Essi insegnano agli altri ciò che loro si guardano bene dal praticare. «Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini». È fin troppo facile dettare leggi agli altri, mostrarsi esigenti e zelanti verso gli inermi ascoltatori, blaterare parole e poi esimersi dalla coerenza e dall'impegno personale. Così si insulta la verità e si vanifica l'annuncio. Si ottiene forse il plauso degli uomini, ma sicuramente non l'approvazione di Dio. Si diventa ladri della sua gloria e a lungo andare, una volta smascherati delle falsità e delle incoerenze, s'incorre nel rifiuto sia della dottrina proposta, sia della persona che l'ha così annunciata. Per questo Gesù forse è costretto a dire ancora oggi come allora alla nostra buona gente: «Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. L'ammonimento di Cristo riguarda in prima persona noi, ministri della Parola e suoi testimoni per speciale vocazione, ma ogni credente è, e deve essere, un testimone fedele e credibile. Nessuno però è autorizzato al giudizio e alla condanna, ricordiamo il vangelo di ieri. Ricordiamo anche le parole del Signore: «Non toccate i miei consacrati, non maltrattate i miei profeti».


Apoftegmi - Detti dei Padri

«Abba Giovanni ha detto: "Se Mosè non fosse entrato nelle tenebre, non avrebbe visto il Signore. Intendiamo con le tenebre la cella del monaco. Se tu resterai nella tua cella, tu vedrai tutte le meraviglie del Signore"».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

COME CELEBRARE LE VIGILIE NOTTURNE NELLE DOMENICHE

Dopo il quarto responsorio l'abate intoni l'inno Te Deum laudamus; terminato il quale l'abate faccia la lettura del vangelo, mentre tutti stanno in piedi con onore e riverenza. Al termine tutti rispondano Amen e l'abate aggiunga subito l'inno Te decet laus e, data la benedizione, comincino le Lodi mattutine. Questo schema delle Vigilie domenicali lo si mantenga invariato in tutte le stagioni, sia d'estate che d'inverno; eccetto il caso - non sia mai! - che si alzino in ritardo e allora bisognerà abbreviare qualcosa delle letture e dei responsori. Ma si abbia la massima cura che ciò non accada; se però dovesse succedere, il responsabile di tale negligenza ne faccia adeguata penitenza davanti a Dio nell'oratorio.


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