preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
I farisei chiedono al Signore un segno. È una richiesta che sembra logica e coerente per le loro aspettative. Gesù si dimostra essere il Messia tanto aspettato; loro chiedono nient'altro che Egli lo dimostri concretamente. È nella logica del loro modo di intendere il rapporto con Dio. Sotto la richiesta dei farisei si nasconde però un ribaltamento sottile. Pretendono, infatti, che Dio si adegui ai loro piani ed alle loro aspettative; è il Dio che si deve restringere alle categorie umane. La gloria che loro credono di vedere è in realtà la manifestazione di un dio che nasce solo dall'uomo e dalle sue richieste. Gesù dimostra il contrario; il suo diventare piccolo per noi non significa un restringimento del suo messaggio; anzi implica il movimento opposto. L'Incarnazione è la nostra possibilità di partecipare alla vita divina; significa la nostra concreta opportunità di elevarci. Gesù opera allora, già con il suo messaggio in questa prospettiva. Non sarà dato nessun segno che implichi una ristrettezza perché Gesù, diventato cittadino del mondo, dona segni che invitano all'apertura del cuore, invitano a considerarci suoi concittadini del cielo. Non giudichiamo, però, troppo severamente i farisei, perché nel loro atteggiamento possiamo cadere anche noi quando ci chiudiamo a Dio e quando non riconosciamo, nella nostra vita, i segni della sua presenza.
«Qualunque immagine appaia, colui che la vede non cada in trepidazione, ma piuttosto interroghi con sicurezza dicendo dapprima: "Chi sei tu e da dove vieni?"... Se si tratta di una potenza diabolica, subito si indebolirà vedendo un animo sicuro e vigoroso.
L'UMILTÀ Il secondo gradino dell'umiltà si sale quando uno, non amando la propria volontà, non si compiace di soddisfare i suoi desideri, ma imita con i fatti quella parola del Signore che dice: «Non sono venuto a fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato» (Gv 6,38). E similmente la Scrittura dice: «La volontà propria merita la pena, mentre la costrizione procura il premio». Il terzo gradino dell'umiltà si sale quando uno per amor di Dio si sottomette al superiore in tutta obbedienza, imitando il Signore di cui dice l'apostolo: «Si è fatto obbediente al Padre fino alla morte» (Fil 2,8).
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