Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Mercoledì 03 giugno 2009

La forza della preghiera.

Continuiamo nella prima lettura il racconto di Tobi. Egli resta talmente mortificato dalla risposta alquanto indispettita della moglie Anna, che, in un momento di sconforto, si rivolge al Signore chiedendo che lo faccia morire. La sua pena è al colmo: alla cecità già così pesante si aggiungono i rimproveri e le incomprensioni..."Per me infatti è meglio morire che vedermi avanti questa grande angoscia e così non sentirmi più insultare". Nello stesso tempo un'altra preghiera si rivolge a Dio, con accenti altrettanto sconfortanti per le sue vicende coniugali, tragiche, e per gli insulti ricevuti perfino da una schiava... E' la preghiera di Sara. E' tentata di por fine alla propria vita in modo tragico,... ma per risparmiare questa vergogna al padre, chiede che essa abbia fine in modo naturale,"in modo da non sentire gli insulti nella mia vita". La preghiera di entrambi viene esaudita dal Signore che manderà il giovane Azaria (Raffaele) che accompagnerà Tobia nel suo viaggio per riprendere danaro depositato dal padre presso Gabael, a Rage di Media, gli suggerirà di riporre il fiele del pesce che diventerà medicina per gli occhi del padre e mezzo per mettere in fuga lo spirito demoniaco che è causa della infelicità a Sara, figlia di Raguele. La relazione di parentela tra le due famiglie dà a Tobia il diritto di diventare marito di Sara. La fiducia nel Signore non lascia mai nella delusione! Nel vangelo di Marco ancora una insidia tesa al Signore e questa volta in merito alla fede sulla risurrezione dei morti. Viene presentato il caso ipotetico di una donna che ha avuto sette mariti nella vita; muore senza aver avuto alcun figlio. La domanda rivolta a Gesù: "Alla risurrezione a quale dei mariti apparterrà?" Gesù richiama a due verità che contenute nelle Scritture: La risurrezione renderà gli uomini come gli angeli di Dio. La risurrezione è proclamata dalla Scrittura: Dio dei padri parlò a Mosé dal roveto: "Io sono il Dio di Abrama, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe: Non è un Dio dei morti, ma dei viventi. Voi siete dunque in grande errore": E' l'errore con il quale anche oggi la società materialista non cessa di proporre modelli di vita privi di ogni riferimento morale, propagandati dai mezzi di comunicazione come strabilianti conquiste dell'umanità, che rimane irretita da una cultura a-religiosa che toglie ogni aspirazione a conquiste eterne.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un fratello domando all'anziano: "Come entra nell'anima il timore di Dio?". Disse l'anziano: "se l'uomo è umile, povero, e se non giudica gli altri, il timore di Dio entra in lui".


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

I MONACI PELLEGRINI

Inoltre se l'abate lo giudica degno, potrà assegnargli un posto più elevato. E questo non valga solo per un monaco, ma anche per uno che provenga dai sopraddetti gradi dei sacerdoti e dei chierici: cioè, se l'abate vede che la loro condotta lo merita, potrà elevarli a un posto superiore a quello dovuto per l'ingresso in monastero. L'abate però si guardi bene dall'ammettere nella propria comunità un monaco di altro monastero conosciuto, senza il consenso o le lettere commendatizie del suo abate, perché sta scritto: «Non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te» (cf. Tb 4,16; Mt 7,12).


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