Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Mercoledì 27 maggio 2009

Per essere consacrati nella verità.

Gesù continua la sua preghiera per noi: implora l'unità perfetta tra i suoi seguaci, ci affida al Padre perché nessuno vada perduto; prega perché tutti abbiamo "la pienezza" della sua gioia, nonostante la minaccia dell'odio del mondo. Poi la richiesta di Gesù per noi, raggiunge il culmine; egli implora che tutti noi siamo "consacrati nella verità". Egli vuole ottenerci questo dono, questa consacrazione per renderci concretamente capaci di mettere tutta la nostra vita a servizio esclusivo della verità: questo significa essere consacrati, questo è l'impegno del cristiano, quello appunto di fare della propria esistenza una testimonianza viva di Cristo. In questo ci accompagna lo Spirito Santo come guida e interiore energia dell'anima, ma si fa garante per noi lo stesso Cristo: "per loro io consacro me stesso perché siano anch'essi consacrati nella verità". Sarà proprio questa consacrazione a renderci pienamente consapevole della riconquistata libertà; ce lo predice e assicura lo stesso Gesù: "La verità vi farà liberi". La nostra riflessione diventi preghiera da unire a quella di Cristo: "fa che la chiesa riunita dallo Spirito Santo ti serva con piena dedizione e formi in te un cuore solo e un'anima sola".


Apoftegmi - Detti dei Padri

Il Padre Daniele disse: "Quanto più fiorisce il corpo, tanto più si estenua l'anima, e quanto più si estenua il corpo tanto più fiorisce l'anima".


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

NORME PER L'ACCETTAZIONE DEI FRATELLI

Se possiede delle sostanze, o le distribuisca prima ai poveri, oppure le ceda al monastero con un atto pubblico di donazione, senza riservare per sé nulla di tutti i suoi beni, poiché sa che da quel giorno egli non potrà disporre nemmeno del proprio corpo. Subito dopo sia svestito dei propri abiti e rivestito con quelli del monastero. Tuttavia gli indumenti di cui è stato spogliato siano conservati nel guardaroba, perché se un domani, cedendo alle istigazioni del diavolo, egli dovesse - non sia mai! - uscire dal monastero, allora venga svestito degli abiti del monastero e mandato via. Però la sua carta di professione, che l'abate prese dall'altare, non gli si restituisca ma si conservi nel monastero.


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