preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
La liturgia della seconda domenica di Quaresima ci propone la trasfigurazione del nostro Signore Gesù Cristo sul monte Tabor, dinanzi ai suoi discepoli, Pietro, Giovanni e Giacomo. E' un raggio di luce che brilla lungo il cammino oscuro che porta Gesù verso la sua passione. Ricordiamo che il mistero di Dio è un evento grandioso e molto difficile da capire e da spiegarne la profondità, però per noi è facile credere con il dono della fede o sperare con amore. Il Cristo Gesù, Figlio Unigenito del Padre, l'eletto di Dio, di cui lo stesso Padre ci dice nel Vangelo: "Ascoltatelo", è l'unico uomo che ci viene presentato soffuso di gloria divina. Cristo è l'Amato e la gloria del Padre. In questa voce gli apostoli sono consolati, assicurati e certificati, trovano in Cristo un vero Dio e un vero Uomo, un uomo eccezionale. Oggi, Dio ci garantisce, ci assicura il cammino, ci affida il suo mistero, Gesù Cristo come segno visibile della grazia invisibile, e come segno vittorioso su tutta la nostra umanità decaduta. Per questo siamo stati chiamati ad ascoltare la sua Parola, a partecipare ai suoi sacramenti e a chiedere il suo Santo Spirito. L'evangelista Marco ci presenta la trasfigurazione come manifestazione gloriosa di Dio. Cristo anticipa il suo destino glorioso e fa pregustare ai suoi la bellezza celeste, la santa dimora del Padre, il Paradiso, luogo della luce perpetua. Un luogo in cui tutti quanti sogniamo o desideriamo di essere o di arrivare. I discepoli al vederlo si meravigliano e manifestano il loro desiderio di restare in paradisiaca contemplazione insieme ad Elia e Mosè. Alla discesa dal monte, Cristo comanda di non riferire a nessuno questa bellezza ed esperienza. Perché? Perché, la Sacra Scrittura ci dice, ciò che è divino è divino e ciò che è umano è umano. Gesù ha la retta intuizione che i suoi discepoli avevano visto, ma non avevano capito la realtà profonda. I pensieri di Dio non sono i nostri pensieri. La via di andare al Padre non è dunque facile, il cammino è durissimo, non c'è una scorciatoia. Cristo rimane l'unico mistero, l'unica Via, Verità e Vita. Il silenzio degli apostoli trova la piena risposta a Gerusalemme, quando Cristo dovrà patir e soffrire la passione, la morte ma poi risuscitare. A Gerusalemme Cristo in croce trasformerà tutto in gloria, cioè trasformerà la miseria, la sofferenza, la tristezza, la morte, il peccato in un atto di carità e di amore che rigenera. In questo tempo di quaresima, Cristo si trasforma sul monte Tabor per indicarci la via dell'amore, la via della salvezza. Di non avere paura di affrontare le grandi difficoltà della vita, anzi di capire che la croce è un cammino sicuro se lo si percorre con amore e per amore, per giungere alla mèta desiderata. Siamo chiamati ad adorare Cristo nel sacramento dell'Eucaristia con un amore sincero e pieno di fede.
Nell'adorazione eucaristica, gli offriamo gioie e dolori. E gli chiediamo sostegno, forza e aiuto di portare serenamente la nostra croce. Egli è il sacramento della nostra salvezza.
«Un fratello disse al padre Antonio: "Prega per me!". L'anziano gli dice: "Non posso avere io pietà di te, e neppure Dio, se non sei tu stesso a impegnarti nel pregare Dio"».
COME CELEBRARE L'UFFICIO DIVINO DURANTE IL GIORNO Come dice il profeta: «Sette volte al giorno io ti lodo» (Sal 118,164). Questo numero di sette sarà da noi raggiunto se compiremo i doveri del nostro servizio alle Lodi mattutine, a Prima, a Terza, a Sesta, a Nona, ai Vespri e a Compieta, perché appunto di queste Ore diurne il profeta ha detto: «Sette volte al giorno io ti lodo». Infatti riguardo alle Vigilie notturne lo stesso profeta dice: «Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode» (Sal 118,62). In queste Ore dunque eleviamo lodi al nostro Creatore per le sentenze della sua giustizia (Sal 118,62 e 164), cioè alle Lodi mattutine, a Prima, a Terza, a Sesta, a Nona, ai Vespri e a Compieta; e di notte alziamoci a rendergli grazie.
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