Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Domenica 08 febbraio 2009

Si mise a servili.

Gesù interviene ancora per guarire; stavolta lo fa in una casa a lui familiare. Entra nell'abitazione di San Pietro ed è informato della malattia della suocera. Sembra non sia una malattia pericolosa. Gesù non interviene come altre volte in simili situazioni drammatiche. Guarisce la suocera di San Pietro, ed ancora abbiamo un insegnamento per noi. Guardiamo da un lato la tenerezza del gesto di Gesù e dall'altro la risposta pronta della suocera. Il gesto di Gesù è delicato ed in sintonia con l'ambiente; non ci sono demoni da scacciare, non vi sono ossessi da calmare o paralitici da guarire. La donna è poi riconoscente di questa particolare attenzione e la sua disponibilità pronta al servizio è segno di ospitalità, gratitudine, riconoscenza e consapevolezza che quello di Gesù non è una semplice guarigione ma un gesto di salvezza. Tutte le azioni di Gesù sono azioni salvifiche che devono avere una risposta pronta. L'azione di Dio è un dono gratuito ma se ad essa non corrisponde una risposta adeguata dell'uomo non può essere garanzia di salvezza. È un bell'insegnamento per noi ed una indicazione per la nostra vita. Sappiamo riconoscere infatti l'agire salvifico di Gesù Cristo? È l'invito ad alzare i nostri cuori al Signore in un perenne rendimento di grazia. È l'apertura della nostra vita all'azione dello Spirito. Il servizio pronto della suocera di San Pietro è l'esortazione che anche la nostra vita sia aperta con la stessa disponibilità e la stessa generosità. In ciò troviamo la vera risposta alla grazia donata. L'amore e la grazie che Dio ci dona si devono tramutare in amore e riconoscenza verso i fratelli.


Apoftegmi - Detti dei Padri

"Un fratello chiese ad abba Arsenio di dirgli una parola. L'anziano gli disse: «Lotta con tutte le tue forze perché la tua attività interiore sia secondo Dio e così vincerai le passioni esteriori».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

L'UMILTÀ

La divina Scrittura, fratelli, ci grida: «Chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato» (Lc 14,11). E con questa affermazione vuol farci capire che ogni esaltazione è una specie di superbia; cosa da cui il profeta dichiara di guardarsi quando dice: «Signore, non si inorgoglisce il mio cuore e non si leva con superbia il mio sguardo; non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze» (Sal 130,1). E allora? «Se non nutro sentimenti di umiltà ma esalto il mio cuore, tu mi tratterai come un bambino svezzato dal seno di sua madre» (Sal 130,2 Volg.).


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