Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Lunedì 19 gennaio 2009

Gesù Cristo è il vero sacerdote.

Gesù come ogni sacerdote è costituito tale per iniziativa di Dio. Egli infatti è sacerdote in quanto "Figlio" e "messia" o re, proclamato dalla parola di Dio. In secondo luogo Gesù, a differenza dei sacerdoti umani, peccatori e limitati, non ha bisogno di offrire sacrifici per se stesso. Anzi Gesù non presenta a Dio cose, né compie riti simbolici, ma offre se stesso a Dio in una relazione di fedeltà filiale, attuata nella condizione estrema: la sofferenza della morte. Ogni essere umano, sfidato dalla sofferenza e dalla morte, è chiamato a vivere questa liturgia della vita. Gesù è il segno benevolo di Dio per noi. Egli è anche l'uomo che si schiera dalla parte di Dio, a costo della sua vita. È il segno supremo della fedeltà di noi uomini a Dio. Egli è il grande sacerdote che presenta al Padre il dono della sua e della nostra vita. Gesù con la sua missione storica inaugura l'epoca messianica, tempo di gioia e di esultanza spirituale. Egli però sarà riconosciuto messia solo attraverso il dramma della sua morte violenta. Allora la comunità dei discepoli, dopo la Pasqua, ricorderà la separazione dolorosa dal suo Signore, lo sposo, con la pratica del digiuno. L'annuncio gioioso fatto da Gesù. Il regno di Dio si è fatto vicino. Come la fede nella sua resurrezione da morte costituisce il fatto nuovo che non può essere racchiuso nei vecchi schemi della religiosità rituale e legalista. In tale prospettiva anche le pratiche religiose tradizionali devono essere ripensate e vissute nello spirito della gioia e speranza evangelica.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Sforzati di entrare nella cella del tesoro che è dentro di te e vedrai quella che è in cielo: l'una e l'altra sono un'unica (cella), e per una sola porta le vedrai entrambe. La scala che conduce al Regno è nascosta dentro di te, nella tua anima. Tu immergiti in te stesso, (lontano) dal peccato, e lì tu troverai i gradini per i quali salire.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

QUALE DEVE ESSERE L'ABATE

Né chiuda gli occhi sui vizi dei trasgressori, ma appena cominciano a nascere li strappi fin dalle radici con tutte le forze, memore della triste fine di Eli, sacerdote di Silo (cf. 1 Sam 2,27-34). E i più docili e disponibili li riprenda a parole, ammonendoli una prima e una seconda volta; ma i malvagi, gli ostinati, i superbi e i disobbedienti li reprima con le battiture o altri castighi corporali sin dal primo apparire del vizio, sapendo che sta scritto: «Lo stolto non si corregge a parole» (Pr 29,19); e ancora: «Percuoti con la verga tuo figlio e lo strapperai dalla morte» (Pr 23,14).


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