preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Per molti l'avvenire è motivo di affanno, di tristezza e di paure: significa solo la perdita di faticose conquiste e la distruzione di un passato conquistato a fatica per essere poi proiettati nel baratro della morte. Per chi vive nella fede però è invece sorgente di speranza. "Ecco verranno giorni nei quali Io realizzerò le promesse", proclama il Signore. Non si tratta però di promesse generiche; quella che ascoltiamo oggi è la realizzazione della promessa per eccellenza. Riguarda la realizzazione del suo disegno universale di salvezza, mediante l'incarnazione del Verbo. È il preannuncio del Natale! San Paolo in questa prospettiva di fede ci esorta ad abbondare nell'amore vicendevole, per essere saldi e irreprensibili nella santità, memori di quell'Amore che sta per essere riversato su di noi. Gli stessi "segni", di cui poi ci parla l'Evangelista Luca, ci appaiono non tanto nella loro incomprensibile realtà catastrofica, quanto nell'intensità del "giorno del Signore", che ci si manifesta nella nostra realtà umana. Gli sconvolgimenti allora saranno più di ordine morale nel ristabilimento della giustizia e della pace che di ordine fisico. È appunto un avvento ed un evento di strepitosa potenza d'amore divino quello che attendiamo e che vogliamo rivivere come venuta del Signore tra noi. È la salvezza quello che attendiamo, quella che non siamo in grado di produrre per via umana e che solo Dio può realizzare. La vigilanza e la preghiera ci occorrono per accogliere il Salvatore, ma anche per poter godere dei frutti della salvezza e sfuggire definitivamente alle insidie del male.
L'Abba Epifanio diceva: "il profeta Davide pregava a notte fonda, si alzava a mezzanotte, prima dell'alba invocava aiuto, all'alba era in preghiera, al mattino implorava, alla sera e a mezzogiorno elevava suppliche. Per questo poteva dire: sette volte al giorno io ti lodo".
I SACERDOTI CHE VOLESSERO EVENTUALMENTE ENTRARE IN MONASTERO E se per caso nel monastero si devono fare delle nomine o trattare qualche affare importante, occupi il posto che gli spetta secondo la data di ingresso in monastero, non quello che gli è stato assegnato per riverenza al sacerdozio. Così pure se un chierico, mosso dallo stesso desiderio, vorrà aggregarsi al monastero, sia collocato in un posto intermedio, ma anche qui a condizione che prometta l'osservanza della Regola e la propria stabilità.
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