preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Oggi siamo invitati a meditare su una delle parabole più note dei Vangeli: quella del seminatore che esce a seminare.
I discepoli esortano Gesù a fornire la spiegazione della parabola ed Egli riassume tutto in un'affermazione precisa. Scompare, nelle parole di Gesù la figura del seminatore, che sembrava essere il centro della parabola stessa. L'attenzione è tutta rivolta al seme ed all'accoglienza della Parola. E' una Parola missionaria perché cade dappertutto e per tutti. Il messaggio è universale, lo dice lo stesso Gesù quando parla con i suoi discepoli. A loro affida un compito che diventa missione su tutta la terra.
Il seme può e deve poter germogliare se innestato nel terreno buono. E' nostro compito rendere il cuore pronto all'accoglienza. Un insegnamento di Gesù rivolto ai suoi discepoli diventa esortazione per tutti noi, diventa necessità di sostenere un profondo esame di coscienza nel nostro porci di fronte al Mistero di Gesù.
Un anziano disse: «Lo sforzo e la sollecitudine di non peccare hanno un solo scopo: non scacciare dalla nostra anima Dio che vi abita».
LA SCOMUNICA PER LE COLPE Se un fratello si mostra ribelle o disobbediente o superbo o mormoratore o contrario a qualche punto della santa Regola e alle disposizioni degli anziani, e per di più anche sprezzante, costui sia ammonito in segreto dai suoi superiori una prima e una seconda volta, secondo il comandamento di nostro Signore (cf. Mt 18,15-17). Se non si corregge, sia ripreso pubblicamente davanti a tutti. Se neppure così si sarà emendato, sia sottoposto alla pena della scomunica, se è capace di comprenderne la portata; se invece non è sensibile ad essa, sia punito con un castigo corporale.
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