Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Martedì 03 giugno 2008

Voler cogliere in fallo la Verità.

Le parole di Cristo, anche quelle velate nelle parabole, spesso arrivavano come dardi infuocati sugli scribi e sui farisei; non riuscivano ad ignorare le pesanti accuse che Gesù rivolgeva loro e, cosa ancora peggiore, si sentivano screditati nel loro ruolo agli occhi della gente. Cresceva invece la stima per Gesù, che parlava con autorità e confermava con i miracoli il suo annuncio. La loro risposta è una trama subdola che gli ordiscono contro: cominciano con il pensare di poterlo cogliere in fallo su argomenti particolarmente spinosi e controversi per poi accusarlo e screditarlo. Spesso i loro maldestri tentativi cadono nel vuoto e si ritorcono contro se stessi. Che assurdo per noi esseri limitati e miopi, pretendere di giudicare e condannare la verità di Dio! La luce fioca di una candelina fumigante vorrebbe competere con il faro di luce che illumina il mondo. Rischiamo anche noi di associarci agli scribi e agli erodiani, quando, non paghi della fede, vorremmo squarciare i cieli o addirittura pretendere di dettare norme a Dio. E' quella atavica presunzione a smuoverci, quella che abbiamo già messo in atto con il primo peccato e che ancora bolle dentro di noi. La verità va accolta con semplicità e purezza di cuore, con devota gratitudine nella consapevolezza che Gesù è la verità, la incarna nella sua persona umano divina, la testimonia con tutta la sua vita e ce la propone come via di salvezza. Quelle verità, rivelate a noi, ci aprono ad un rapporto di fedeltà a Dio e ci orientano nella giustizia anche nel nostro mondo. Esse non sono mai contrarie al bene dell'uomo, sia nella sua dimensione soprannaturale che nelle vicende quotidiane della vita. Soltanto la prevaricazione, il potere, la brama del denaro e le svariata forme di ingiustizia temono le verità di Dio. E' sempre vero che la menzogna non ama la verità, l'ingiustizia non ama la giustizia, la prepotenza non ama la solidarietà, gli errori non amano la verità. Questi sono i motivi che hanno scatenato nel corso dei secoli le peggiori e più violente persecuzioni; a queste ragioni si sono attaccati e si attaccano ancora tutti coloro che rifiutano e contestano le verità divine. Suonano come acuto rimprovero e coloro che le vivono e le propongono debbono essere messi a tacere. Noi credenti non abbiamo nulla a temere, non per la nostra forza, ma per la forza della verità, che, perché sgorgata dal cuore di Dio, contiene la sua stessa forza.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un fratello domando all'anziano: "Come entra nell'anima il timore di Dio?". Disse l'anziano: "se l'uomo è umile, povero, e se non giudica gli altri, il timore di Dio entra in lui".


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

I MONACI PELLEGRINI

Inoltre se l'abate lo giudica degno, potrà assegnargli un posto più elevato. E questo non valga solo per un monaco, ma anche per uno che provenga dai sopraddetti gradi dei sacerdoti e dei chierici: cioè, se l'abate vede che la loro condotta lo merita, potrà elevarli a un posto superiore a quello dovuto per l'ingresso in monastero. L'abate però si guardi bene dall'ammettere nella propria comunità un monaco di altro monastero conosciuto, senza il consenso o le lettere commendatizie del suo abate, perché sta scritto: «Non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te» (cf. Tb 4,16; Mt 7,12).


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