preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
La vita cristiana è spesso paragonata nella Scrittura a un edificio. Perché questo possa innalzarsi sicuro e capace di sfidare le tempeste, è necessario che abbia fondamenta che poggino sulla roccia e sia costruito con accorgimenti antisismici. Tempeste della nostra vita, che si abbattono furiosamente fino a scuotere l'esistenza sono: Sventure familiari, malattie, ingiustizie, perdita del posto di lavoro, perdita della salute... e tante altre situazioni di sofferenza. Se non si è radicati in Cristo che per primo ha subito ingiusta condanna a morte, difficilmente riusciremo a far tacere la voce della ribellione che si scatena nel nostro spirito. La roccia è Gesù, la sua dottrina, il suo amore quella scartata dai costruttori, ma che è diventata pietra angolare. Si costruisce su questa pietra dando ascolto a quanto ci suggerisce la prima lettura tratta dal Deuteronomio. Dinanzi a ognuno di noi Dio ha posto due vie: quella della benedizione che porta a salvezza e quella della maledizione che porta alla rovina. Occorrono quindi atteggiamenti pratici... occorre la scelta... Non basta dire: Signore, Signore... ma bisogna fare la volontà del Padre. Necessita quindi coerenza tra la fede e la vita, tra il dire e il fare, tra l'apparire e l'essere. D'altra parte è l'umiltà che dispone all'obbedienza. Essa costituisce il fondamento di ogni edificio spirituale perché Dio concede la sua grazia agli umili mentre confonde l'arroganza dei superbi. Ci viene ricordato nella scrittura che come l'acqua scende dai monti per fecondare le valli, così la grazia di Dio rifugge dai superbi per scendere alle anime umili. Non sono sufficienti le nostre opere "buone" a darci il regno di Dio se non sono vivificate dalla fede e dall'amore, come suggerisce San Paolo. La vita di ogni uomo è una milizia e per questo tende alla battaglia, alla lotta... Nella lotta si può vincere ma anche perdere... Se non avremo nemmeno un briciolo di umiltà e se in noi si è sviluppata la presunzione di poter disporre della vita a nostro piacimento, come sapremo resistere all'infuriar dei venti, allo scatenarsi delle tempeste?
L'abba diceva: "Grande sicurezza contro il peccato è la lettura delle Sacre Scritture".
I MONACI PELLEGRINI Se un monaco pellegrino arriva da regioni lontane e chiede di abitare come ospite in monastero, se è soddisfatto delle usanze che trova nel posto senza turbare la comunità con le sue pretese, ma si accontenta con semplicità di quello che trova, sia accolto per quanto tempo desidera. Che se poi ragionevolmente e con umile carità fa qualche osservazione o dà qualche suggerimento, l'abate rifletta prudentemente se il Signore non lo abbia mandato proprio per questo.
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