preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
La Festa del Sacro Cuore ci porta al centro della nostra salvezza, al grande motivo che ha portato il Padre celeste a donarci il suo Figlio per la salvezza dell'uomo. Tutta l'opera della salvezza ha inizio dal cuore immenso del Padre che vuole riempire il vuoto del cuore umano. Le letture proposte alla nostra considerazione ci invitano a riconoscere e lodare Dio per la scelta preferenziale a nostro favore, chiamandoci alla fede, ad amarlo e ad estendere questo amore ai fratelli sull'esempio di Gesù, a ringraziare il Padre con Lui perché ha voluto rivelare, a noi, povere e misere creature, la ricchezza della sua sapienza. Forte è nel nostro cuore l'anelito alla felicità... ma questa suppone l'appagamento di tutti i nostri desideri, mortificati dalla instabilità delle cose. Il più profondo desiderio è quello di amare ed essere amati. Per questo ci tuffiamo su tutto ciò che sembra colmare questo nostro vuoto... ma ne rimaniamo scottati perché l'amore umano, così limitato e volubile, non ci appaga se non per un istante. Viene Gesù che ci presenta il suo Cuore come sede del vero amore, di un amore perenne; ci rivela che solo in questo amore noi possiamo trovare la felicità di cui siamo tanto assetati, purché ci poniamo nell'obbedienza al Padre. Sarebbe per se scontato lasciarsi conquistare da questo amore, almeno come sentimento di gratitudine a Lui che ci invita a entrare nel segreto del suo cuore attraverso il costato aperto... Invece, chini come siamo verso la terra, siamo sordi a questi richiami, lasciamo inascoltati i gemiti di quel Cuore che ripete il lamento, come a S. Maria Margherita: Ecco quel cuore che tanto ha amato gli uomini... dai quali è così poco amato! Un lamento che dovrebbe ferire la nostra sensibilità. Non è il Signore che ha bisogno di noi, ma noi che senza il suo amore, e la redenzione che ci ha regalato, resteremmo chiusi nella nostra angoscia.
Abba Epifanio diceva: "La cananea grida forte ed è esaudita, l'emoroissa tace e viene detta beata, il fariseo grida ed è condannato, il pubblicano non apre nemmeno la bocca ed è esaudito".
I SACERDOTI CHE VOLESSERO EVENTUALMENTE ENTRARE IN MONASTERO Se qualcuno dell'ordine sacerdotale chiede di essere accolto in monastero, non si acconsenta troppo presto. Tuttavia, se persiste con insistenza nella sua domanda, gli si faccia capire che dovrà osservare in tutto la disciplina della Regola e che non gli si farà alcuna concessione, in modo che valga per lui ciò che è scritto: «Amico, che sei venuto a fare?» (Mt 26,50 Volg.). Gli si permetta nondimeno di prendere posto dopo l'abate, di dare la benedizione e di celebrare la Messa, sempre che l'abate glielo consenta; altrimenti non pretenda nulla in alcun modo, sapendo di essere soggetto alla disciplina regolare; dia piuttosto a tutti esempio di umiltà.
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