Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Domenica 27 aprile 2008

Non vi lascerò orfani.

Per consolare i discepoli, rattristati dalla sua dipartita ormai imminente, Gesù fa queste promesse che realizzerà con la sua morte e risurrezione: lo Spirito Santo verrà ad abitare per sempre nei discepoli, egli stesso ritornerà da loro, e ancora lui e il Padre verranno in chi ama Gesù e prenderanno dimora presso di lui. Il brano è impostato in forma trinitaria secondo la Chiesa orientale, per cui lo Spirito Santo è dato dal Padre su richiesta del Figlio, e, al pari dello Spirito Santo, anche il Padre e il Figlio verranno ad abitare nel credente. "Io pregherò il Padre ed egli vi manderà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre". Noi siamo rassicurati e sostenuti da questa grande intercessione: è lo stesso Figlio di Dio, che invoca il Padre coi meriti della propria umanità, e in modo particolare con il perenne sacrificio pasquale, che ottiene tutto. Gesù promette lo Spirito alla vigilia della sua morte: allora egli scomparirà, ma soltanto per il mondo che non crede. I discepoli invece lo vedranno per la condivisione della vita di Gesù Risorto. Senza questa relazione non si "vede" il Signore. La Chiesa è la comunità dove vive il Signore, che in virtù dello Spirito trasmette la vita. Gesù definisce in questo contesto lo Spirito Santo con un'altra definizione: "Spirito di verità". La verità nel quarto Vangelo si identifica con la rivelazione di Cristo stesso, con il suo Vangelo. Lo Spirito allora ha la missione di illuminarci sulla parola rivelata, ha il compito di "guidarci alla verità tutta intera, perché egli prenderà del mio e ve lo annunzierà". E' lo Spirito che ci conduce nel mondo infinito della verità divina, svelandoci sempre più altra luce. "Chi mi ama, anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui". Non siamo noi a scoprire Gesù: riconoscerlo è un dono che egli concede a chi si pone nel suo amore. Questo spiega le tante percezioni di Cristo, la saggezza che troviamo in tanta gente semplice insieme ad una vita condotta a volte serenamente pur in mezzo a difficoltà di ogni genere. "Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi".


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un giorno abba Isacco il Tebano si recò in un monastero e, vedendo un fratello peccare, lo condannò. Partito per il deserto, gli si fece innanzi un angelo del Signore che si fermò davanti alla porta della sua cella e gli disse: "Non ti lascio entrare". Quello lo pregava: "Ma perché mai?". L'angelo gli rispose: "Mi ha inviato Dio dicendo: 'Digli: Dove ordini che io getti il fratello che è caduto e che tu hai giudicato?"'. Subito l'anziano si pentì e disse: "Ho peccato, perdonami". E l'angelo disse: "Alzati, Dio ti ha perdonato. Guardati d'ora in poi dal giudicare qualcuno, prima che l'abbia giudicato Dio".


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

QUELLI CHE SBAGLIANO IN CORO

Se qualcuno nel recitare salmo, responsorio, antifona o lettura commette uno sbaglio e non si umilia subito lì davanti a tutti con una pubblica soddisfazione, sia sottoposto a più grave castigo, perché non ha voluto riparare con un atto d'umiltà l'errore dovuto alla sua negligenza. I fanciulli invece, per mancanze di questo genere, siano battuti.


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