Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Giovedì 24 aprile 2008

Perché la mia gioia sia in voi, e la vostra gioia sia piena.

L'idea centrale del Vangelo odierno è l'unione permanente del discepolo con Gesù attraverso l'amore, cioè attraverso l'osservanza dei suoi comandamenti. Questo breve testo è il passaggio tra la similitudine della vite e la dichiarazione d'amicizia che farà poi Gesù a coloro che fino a quel momento erano solo i suoi discepoli. Si parla quindi del comandamento dell'amore, che trova la sua sorgente nell'amore con cui Cristo ha amato i discepoli, nell'amore con cui il Padre ha amato il Figlio. Di questo amore è soggetto anche Gesù che "ha amato i suoi discepoli" di un amore di benevolenza simile a quella con cui il Padre ha amato lui, perché ha trasmesso loro il potere di salvare, perché li ha scelti ed inviati per la salvezza degli uomini, loro fratelli, quali continuatori della sua missione. Ecco perché chiede a loro di restare nel suo amore: non tanto a perseverare in un amore per lui, quanto in invito a non estraniarsi da quell'amore di Cristo per essi, fondamento della loro vita e forza per la loro missione. "Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi, e la vostra gioia sia piena". La gioia di Dio è legata alla potenza di una vita eterna, la mia gioia è la gioia del Padre nello Spirito. Ecco perché questa gioia come un fuoco misterioso può continuare ad ardere anche sotto l'acqua del dolore, come nel momento in cui venivano pronunciate queste parole da Gesù nella notte del tradimento. Non è allora un paradosso, non è un'offesa alla sofferenza umana, anzi, nella dichiarazione di Gesù, questa gioia, anche nostra, fondata sulla sua, è profezia, è testimonianza che Dio c'è, ed è offerta al cuore di tutti. Lasciamoci coinvolgere dall'amore di Dio, saremo nella gioia. E quando la possederemo mostreremo a tutti, molto di più, qual è il vero volto di Dio.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un guerriero dal passato piuttosto torbido chiese ad un anacoreta se pensava che Dio avrebbe mai potuto accogliere il suo pentimento. E l'eremita, esortato che l'ebbe con molti discorsi, gli domandò: «Dimmi, ti prego, se la tua camicia è lacerata, la butti via?...» «No», rispose l'altro: «la ricucio e torno ad indossarla.» «Dunque», soggiunge il monaco, «se tu hai riguardo al tuo vestito di panno, vuoi che Dio non abbia misericordia per la sua immagine?»


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

QUELLI CHE GIUNGONO TARDI ALL'UFFICIO DIVINO O ALLA MENSA

E nessuno ardisca prendere alcunché di cibo o di bevanda prima o dopo l'ora stabilita. Se però il superiore offre qualcosa a un fratello e questi la rifiuta, quando poi desidera ciò che prima ha rifiutato o altro, non riceva assolutamente nulla, finché non si sia sufficientemente emendato.


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