preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Il racconto giovanneo ci presenta un groviglio di situazioni, nelle quali intervengono diverse persone: i discepoli, le donne, i sacerdoti, il governatore, i soldati. Ognuno a modo suo si accosta impotente all'uomo Gesù, che va verso la sua passione e morte con responsabile consapevolezza, sapendo ciò che fa e accettando con amore quanto gli viene imposto con superficialità e ferocia da tutti. E' il vero dominatore degli eventi della sua passione e morte. Egli si fa trovare dai suoi carnefici, ma si rivela a loro nella sua potenza di Signore, "Io sono"; egli afferma di essere re, ma non di questo mondo; egli si lascia intronizzare sul seggio giudiziale del procuratore (Litostrato) per dimostrare che è lui il vero giudice, nonostante sia condannato falsamente; egli è il vero re dei giudei secondo le profezie, per il titolo che portava l'iscrizione, posta sulla croce; infine dispone della sua madre, Maria, affidandola come madre al discepolo amato che è figura di tutti i credenti. Per tale prospettiva di vincitore anche sul patibolo della croce, la preghiera universale che segue il racconto della passione, diventa come effusione permanente dello Spirito sulla Chiesa per tutti gli uomini per cui Cristo è morto. Il racconto della passione, concluso dalla preghiera universale dei fedeli, ci preparerà all'adorazione della croce come trofeo di morte e di vittoria. La Chiesa fin dalle origini, vede nella croce, l'albero fiorito e fruttifero della vita, dal quale ciascuno coglie il frutto prezioso della salvezza: lo stesso Gesù che si offre in cibo. Questa croce, noi siamo invitati ad adorare, esprimendo con un bacio tutta la nostra gratitudine, per quanto da essa abbiamo ricevuto, e per essere solidali con quanti ancor oggi soffrono e amano. Oggi non si celebra l'eucaristia, poiché la Chiesa è impegnata a meditare sul contenuto stesso del 'Memoriale': la morte redentrice di Cristo, fonte di salvezza per ogni uomo.
Un anziano disse: «Lo sforzo e la sollecitudine di non peccare hanno un solo scopo: non scacciare dalla nostra anima Dio che vi abita».
LA SCOMUNICA PER LE COLPE Se un fratello si mostra ribelle o disobbediente o superbo o mormoratore o contrario a qualche punto della santa Regola e alle disposizioni degli anziani, e per di più anche sprezzante, costui sia ammonito in segreto dai suoi superiori una prima e una seconda volta, secondo il comandamento di nostro Signore (cf. Mt 18,15-17). Se non si corregge, sia ripreso pubblicamente davanti a tutti. Se neppure così si sarà emendato, sia sottoposto alla pena della scomunica, se è capace di comprenderne la portata; se invece non è sensibile ad essa, sia punito con un castigo corporale.
home | commento | letture | santi | servizi | archivio | ricerca | F.A.Q. | mappa del sito | indice santi | preghiere | newsletter | PDA | WAP | info