Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Martedì 26 febbraio 2008

Il perdono virtù e convenienza.

Pietro, con i suoi slanci di generosità e le sue grandi paure, ben ci rappresenta quando chiede a Gesù i limiti del perdono, sempre rapportati ai limiti della pazienza. L'espressione fino a sette volte", potrebbe sembrare indice di generosità ed equivale al nostro "quasi sempre". Gesù, pensando alla sua missione e alla sua passione, corregge e toglie ogni limite al perdono: "Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette". È l'anticipazione del comandamento nuovo, che è confermata dalla parabola che segue. Viene messa sotto i nostri occhi una situazione che suscita immediatamente sdegno per il comportamento assurdo del servo spietato. Un assurdo che, prima della nostra suscettibilità religiosa, offende ed irrita la sensibilità umana: come è possibile ricevere un così grande condono, ottenere tanta pietà e misericordia per un debito così rilevante e poi negarla crudelmente ad un proprio simile, che ci deve solo pochi spiccioli? È proprio vero che il male più sfacciato, prima di offendere Dio offende la nostra intelligenza. È altrettanto vero però che, una volta accecata la coscienza, il male può calarsi negli abissi più profondi. Ci capita infatti di dimenticarci di tutto il bene che abbiamo ricevuto dal buon Dio, di quanto egli ha fatto per noi, dell'incarnazione del Verbo, della sua passione, della sua morte, del condono pieno e totale dei nostri debiti, quando neghiamo misericordia al nostro prossimo. Assumiamo esattamente lo stesso atteggiamento del servo malvagio del Vangelo. Purtroppo capita anche ai così detti buoni cristiani. Non dovremmo mai dimenticarci delle parole che ogni giorno ripetiamo nella nostra preghiera come impegno al Padre: "rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori".


Apoftegmi - Detti dei Padri

«Quando tu desideri conoscere la tua misura, quale tu sei, se la tua anima è sulla strada o ne è fuori; (o desideri conoscere) la tua saldezza o la tua pochezza, metti alla prova la tua anima nella preghiera. Questa è infatti lo specchio dell'anima, e il saggiatore delle sue macchie e della sua bellezza. Lì si rivelano la falsità e le bellezze del pensiero... Nel tempo della preghiera si vede, in modo luminoso, da cosa è mosso o in quali moti si affatica il pensiero».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

QUANTI SALMI DEVONO DIRSI ALL'UFFICIO NOTTURNO

Durante il periodo invernale si dica [prima il versetto: «O Dio, vieni a salvarmi» (Sal 69,2), e poi] per tre volte: «Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode» (Sal 50,17); cui si aggiunga il salmo e il Gloria; 3quindi il salmo 94 con l'antifona oppure cantato lentamente; segua l'inno; poi sei salmi con le antifone. Finiti questi e detto il versetto, l'abate dia la benedizione; allora tutti siedano negli scanni e i fratelli a turno leggano dal codice posto sull'ambone tre letture intercalate dal canto di tre responsori. Due responsori si cantino senza il Gloria, ma dopo la terza lettura il lettore aggiunga il Gloria; e appena intonato, tutti immediatamente si alzino dai loro sedili, in onore e riverenza alla Santa Trinità.


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