Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Venerdì 22 febbraio 2008

Gesù e la Chiesa.

La liturgia di oggi ci presenta Gesù e gli apostoli in un territorio a nord di Gerusalemme, ai confini con le regioni pagane. Proprio in questo ambito, che è anche montuoso, Gesù si rivolge agli apostoli con l'intento di esortare la loro fede. Le domande che Egli pone hanno proprio questo scopo: far comprendere che la missione che Egli affiderà loro potrà essere esercitata solo nella fede nella sua (di Gesù) persona. È l'apostolo San Pietro che prende la Parola per confessare la fede in Gesù. In questo brano evangelico, tratto dalla liturgia odierna, si evidenzia l'atteggiamento di San Pietro. Egli, parlando a nome degli apostoli, così risponde alla domanda di Gesù. Non è una questione secondaria, ma anzi va alla radice della fede, perché si interpella proprio sulla figura dello stesso Gesù. È una domanda che va diritto al nostro cuore e richiede una risposta assolutamente personale. Ognuno di noi si dovrebbe chiedere chi è Gesù per me e che posto ha nella nostra vita. È un amico, saggio e fedele da visitare ogni tanto, soprattutto quando siamo nel bisogno? È un profeta la cui missione finita sulla croce ci può essere di insegnamento soprattutto nel chiedere una costanza e coerenza nei momenti più difficili? È il Figlio di Dio, Gesù, che si incarna, per rispondere alla missione del Padre e chiede a tutti di riconoscerlo come il Cristo. La nostra risposta personale non potrà pero non essere pronunciata nella chiesa, la chiesa che è nata dalla fede in Cristo.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Camminare nel fuoco della preghiera.

«Il padre Lot si recò dal padre Giuseppe a dirgli: "Padre, io faccio come posso la mia piccola liturgia, il mio piccolo digiuno, la preghiera, la meditazione, vivo nel raccoglimento, cerco di essere puro nei pensieri. Che cosa devo fare ancora?". Il vecchio, alzatosi, aprì le braccia verso il cielo e le sue dita divennero come dieci fiaccole. "Se vuoi - gli disse - diventa tutto di fuoco"».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

L'UMILTÀ

Il decimo gradino dell'umiltà si sale quando non si è facili e pronti al riso, perché sta scritto: «Lo stolto alza la voce mentre ride» (Sir 21,23). L'undicesimo gradino dell'umiltà si sale se il monaco, quando parla, lo fa pacatamente e senza ridere, con umiltà e gravità, usando poche e sensate parole e senza alzare la voce, come sta scritto: «Il saggio si riconosce per la sobrietà nel parlare».


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