Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Giovedì 20 dicembre 2007

"Ecco concepirai un figlio".

S'intrecciano e si comprendono due voci. L'angelo Gabriele e Maria, l'inviato di Dio e l'umile ancella del Signore. Per bocca dell'Angelo la vergine viene definita "piena di grazia"; significa amata in pienezza da Dio di un amore unico per la sua intensità. Lei, vergine e immacolata, ha trovato grazia presso Dio! Lei è capace di ricevere ed accogliere tutto quell'irrefrenabile amore che l'uomo in secoli di storia non era più in grado di recepire. Lei, restando integra nella sua verginità, per opera dello Spirito Santo, sarà la madre di Cristo, il tabernacolo vivente del Figlio dell'Altissimo. Si ristabilisce così appieno il dialogo tra l'uomo e Dio: ora appare evidente e chiaro il progetto, che, nella pienezza dei tempi, sta per realizzarsi: il Figlio di Dio assume, nel seno di Maria, la nostra natura umana per essere il salvatore del mondo. Ancora una volta però il Signore vuole legare il suo piano di salvezza all'assenso di una sua creatura; possiamo dire che tutto il Cielo si pone perciò in ascolto della risposta di Maria. "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto": è il "sì" pieno e gioioso della vergine, così lei, la prima che assente a Dio dopo il peccato, diventa corredentrice del genere umano. Alla disobbedienza dei progenitori si contrappone l'umile e docile obbedienza di Maria. Sappiamo che la vergine resterà sempre fedele alla sua promessa, fino alla croce, dove verrà proclamata, dallo stesso Gesù, madre di tutti i viventi, madre della Chiesa, madre nostra. Lei maternamente ci ammonisce ancora con le sue ultime parole pronunciate a Cana di Galilea: "fate quello che vi dirà", siate cioè obbedienti al mio bambino, mettete in pratica il suo vangelo!


O chiave di Davide,
che apri le porte del Regno dei cieli:
vieni, e libera chi giace nelle tenebre del male.

Apoftegmi - Detti dei Padri

L'abba disse: "non vi è virtù così grande come il non disprezzare".


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

I PORTINAI DEL MONASTERO

Alla porta del monastero sia posto un fratello anziano saggio, capace di ricevere e dare una risposta e la cui età avanzata non gli permetta di andar vagando qua e là. Il portinaio deve avere la sua cella vicino alla porta, perché chi arriva al monastero trovi sempre uno pronto a dare una risposta. E appena qualcuno bussa o un povero chiama, egli dica subito Deo gratias oppure Benedic; e con tutta la dolcezza suggerita dal timor di Dio dia la risposta prontamente con fervore di carità. Se il portinaio ha bisogno di aiuto, gli si dia un fratello più giovane.


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