preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
"Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato!". È una solenne affermazione di S. Paolo nella lettera ai Corinzi. Lo stesso apostolo aggiunge che se Cristo non è risorto è vana la nostra fede e arriva a dirci: "Se poi noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini". I sadducei non credevano nella risurrezione e immaginavano la vita futura come una continuazione più o meno aggiornata di quella presente. Con questa convinzione pongono a Gesù la domanda sulla sorte futura di una donna che aveva avuto ben sette mariti e da nessuno di essi aveva avuto figli:" Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie". Gesù non svela appieno i segreti della vita eterna: "i segreti di Dio nessuno li ha mai potuti conoscere se non lo Spirito di Dio". L'apostolo Giovanni afferma: "Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è". Il Signore però non manca di informarci sufficientemente circa la nuova dimensione di vita che sperimenteremo in Dio: "I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio". Questa è la nostra fede è l'orientamento di tutta la nostra esistenza.
L'Abba Hor disse al suo discepolo: Bada di non portare mai in questa cella le parole di un altro.
NORME PER L'ACCETTAZIONE DEI FRATELLI Allora se, dopo matura riflessione, promette di osservare tutto e di obbedire a ogni comando che riceverà, sia accolto nella comunità, ben sapendo che anche l'autorità della Regola stabilisce che da quel momento non gli è più lecito uscire dal monastero, né scuotere il collo dal giogo della Regola che in sì lungo periodo di riflessione era libero di rifiutare o di accettare.
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