Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Mercoledì 10 ottobre 2007

La preghiera del Padre Nostro

L'evangelista Luca narra delle circostanze nella quali Gesù ha insegnato il Padre Nostro ai suoi discepoli. Uno dei doni più preziosi lasciatoci da Gesù nella sua missione terrena, la preghiera del Padre Nostro, è data da una richiesta specifica dei discepoli. I discepoli sono abituati alla preghiera del loro Maestro. Lo vedono spesso appartarsi a pregare. Gesù vuol scegliere dei luoghi e dei momenti particolari per rivolgersi al Padre. Le veglie notturne, la solitudine di un monte, il silenzio del deserto sono le condizioni ideali per questa preghiera. I discepoli si rendono conto anche di un'altra particolarità. Gesù non prega come gli altri maestri del tempo. Con Gesù loro vedono che la preghiera è un legame intimo e profondo con il Padre. Si sentono quasi esclusi da questo comportamento di Gesù, però sono attenti e discreti. Aspettano, prima di rivolgerGli la lor richiesta, che abbia finito di pregare. Non è soltanto il rispetto per il loro maestro; dimostrano proprio questo momento particolarissimo e così importante del Signore. Nella preghiera di Gesù, i discepoli sono testimoni della particolare Rivelazione che si svolge nel silenzio della preghiera. I discepoli attendono fiduciosi e non vogliono interrompere questo particolare momento. Sul monte della preghiera di Gesù, quasi altro Tabor della Rivelazione di Gesù, i discepoli vogliono essere partecipi di questo momento per assaporare completamente la dolcezza di quel momento così intimo. Chiediamo allo Spirito che anche la nostra preghiera sia un momento di particolare unione con Dio perché Egli si riveli nella nostra vita.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Pazienza

L'abba Pastor diceva: «Quali che siano le tue pene, la vittoria su di esse sta nel silenzio».

Un giorno che i fratelli si erano riuniti a Scete, alcuni anziani vollero mettere alla prova l'abba Mosè: si fecero sprezzanti e gli dissero: «Perché questa specie di etiope viene tra noi?». L'abate tacque udendo queste parole. Di ritorno dall'assemblea, quelli che lo avevano ingiuriosamente trattato gli dissero: «Non sei turbato?». Egli rispose: «Sono turbato, ma non dico niente».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

I VECCHI E I FANCIULLI

Sebbene la natura umana sia per se stessa portata a compassione verso queste due età, cioè dei vecchi e dei fanciulli, tuttavia è bene che intervenga in loro favore anche l'autorità della Regola. Si tenga sempre conto della loro debolezza e non si applichi affatto ad essi il rigore della Regola riguardo al vitto; si abbia piuttosto verso di loro un'amorevole condiscendenza e anticipino pure le ore regolari dei pasti.


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