preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Gli evangelisti riferiscono anche dei forti rimproveri di Gesù. Talvolta Gesù si rivolge in modo anche duro verso l'ipocrisia di alcune categorie e della classe dirigente-religiosa del tempo. Il brano evangelico della liturgia odierna riporta l'attacco forte di Gesù verso alcune città. In Corazim e Betsaida, Gesù ha operato miracoli e guarigioni. A Cafarnao, addirittura Gesù aveva preso un riferimento stabile, nella casa della suocera di Pietro, durante la sua predicazione in tutta la Galilea. Cosa era successo in quelle città, dopo il passaggio di Gesù? Dalle stesse parole di Gesù possiamo intuire che, almeno in quelle tre città, niente era cambiato dopo il suo passaggio. Certamente, i loro abitanti avevano gioito nel vedere un malato guarito; avevano esultato nel vedere la lebbra scomparire; avevano apprezzato il parlare con autorità di Gesù. E dopo? Niente. La vita continuava come prima. Gesù, quando operava ed opera i miracoli non guarda solo al risultato immediato. Vuole, questo sì che lo possiamo affermare, alleviare le sofferenze; non si limita però a questo. Il miracolo dovrebbe essere segno di qualcosa di più profondo e di diverso. Al miracolo, Gesù fa corrispondere un cambiamento di vita. Questo per Betsaida, Korazim e Cafarnao non era successo. Gesù non ha mai praticato i miracoli solo fini a se stessi; ogni volta Egli chiedeva una vera conversione; ad ogni miracolo, ci si sarebbe aspettato un cambiamento di vita radicale. In queste tre città questo non era avvenuto. Gesù, come è apparso così si allontana senza che un qualcosa di apprezzabile sia cambiato in quelle città, evidentemente dure di cuore. La nostra partecipazione alle liturgie, specialmente all'eucaristia domenicale è attiva e fruttuosa? Gesù come passa per la nostra vita? Indifferentemente? Il Vangelo odierno ci invita a riflettere su questi punti fondamentali per la nostra fede e la nostra vita.
Non appena ti levi dopo il sonno, subito, in primo luogo, la tua bocca renda gloria a Dio e intoni cantici e salmi poiché la prima preoccupazione alla quale lo spirito si apprende fin dall'aurora, esso continua a macinarla come una mola per tutto il giorno, sia grano, sia zizzania. Perciò sii sempre il primo a gettar grano, prima che il tuo nemico getti zizzania.
I SETTIMANARI DI CUCINA I fratelli si servano a vicenda e nessuno venga dispensato dal servizio di cucina, a meno che non sia malato o occupato in cose di maggiore utilità, perché in tal caso si acquista una più grande ricompensa e un aumento di carità. Ai più deboli si diano degli aiutanti, affinché non svolgano il servizio di malumore; anzi abbiano tutti degli aiuti, secondo i bisogni della comunità e la posizione del luogo. Se la comunità è numerosa, il cellerario sia dispensato dal lavoro di cucina e così pure chi - come abbiamo detto - fosse occupato in cose di maggiore utilità; tutti gli altri si servano vicendevolmente nella carità.
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