preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Mosè, lasciato l'Egitto, si ritira nel deserto dove rimane a servizio di Ietro, sacerdote di Madian, diventando anche suo genero. Si reca nel deserto fino al monte Oreb a pascolare il gregge del suocero quando nota una cosa strana: Un roveto che arde senza consumarsi. Vuole recarsi a vedere questo fenomeno, ma viene trattenuto da una voce che lo chiama per nome: Non avvicinarti... levati i sandali... poiché il suolo su cui tu stai è una terra santa... Sono il Dio dei tuoi Padri... Ho udito il grido degli Israeliti, ...io stesso ho visto l'oppressione con cui gli Egiziani lo tormentano... Ora va! Io ti mando dal faraone. Fa uscire il mio popolo dall'Egitto. Mosè, dinanzi a questa proposta e missione, rimane sconcertato... Ma la voce di Dio insiste... "...quando avrai fatto uscire il popolo dall'Egitto, servirete Dio su questo monte". Ogni vocazione sgomenta e getta nel turbamento... Ma come Dio ha dato certezza della riuscita a Mosè, così la dà anche a noi se sappiamo obbedire alla sua voce. Però il Signore vuole delle anime docili, pronte a fidarsi di Lui. Gesù nel breve brano evangelico ringrazia il Padre perché agli umili di cuore rivela i misteri più profondi del suo essere e della vita. Ognuno di noi ha la chiamata, la vocazione a realizzare, in noi e in quanti ci sarà concesso di incontrare nella vita, il piano della salvezza del Signore. Nulla avviene a caso come nulla è avvenuto a caso nella vita di Mosè. Sia il nostro impegno ad essere di aiuto ai fratelli nel cammino spirituale con l'esempio della vita e la testimonianza della parola.
«Un giorno il santo padre Antonio, mentre sedeva nel deserto, fu preso da sconforto e da fitta tenebra di pensieri. E diceva a Dio: "O Signore! Io voglio salvarmi, ma i miei pensieri me lo impediscono. Che posso fare nella mia afflizione?". Ora, sporgendosi un po', Antonio vede un altro come lui, che sta seduto e lavora, poi interrompe il lavoro, si alza in piedi e prega, poi di nuovo si mette seduto ad intrecciare corde, e poi ancora si alza e prega. Era un angelo del Signore, mandato per correggere Antonio e dargli forza. E udì l'angelo che diceva: "Fa' così e sarai salvo". All'udire quelle parole, fu preso da grande gioia e coraggio; così fece e si salvò».
QUALE DEVE ESSERE L'ABATE Non faccia preferenze di persone in monastero; non ami uno più dell'altro, eccetto chi avrà trovato migliore nelle buone opere e nell'obbedienza; non preferisca chi è nato libero a chi entra in monastero venendo dalla condizione servile, a meno che non ci sia un altro motivo ragionevole; che se, per dovere di giustizia, l'abate riterrà opportuno agire così, lo faccia per qualsiasi classe sociale; altrimenti ognuno conservi il proprio posto; perché, schiavi o liberi (Ef 6,8), tutti siamo uno in Cristo (Gal 3,28) e portiamo il medesimo peso della milizia e del servizio sotto un unico Signore: non vi è infatti presso Dio preferenza di persone (Rm 2,11); soltanto in una cosa possiamo distinguerci davanti a lui: se siamo trovati più umili e migliori degli altri nelle buone opere. Abbia dunque l'abate verso tutti uguale carità e, tenendo conto dei meriti di ciascuno, segua per tutti una medesima linea di condotta.
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