preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Non giudicate... La nostra disordinata natura, natura segnata con il peccato è incline a giudicare, a giudicare gli altri, e il nostro giudizio spesso è severo e va oltre ad una semplice constatazione. Spesso è una vera condanna. Ci si arroga un diritto che non ci compete, giudizio che appartiene solo a Dio. Il Padre stesso lascia questo potere al Figlio. Ma chi di noi non ha sentito il signore che dice: "Non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvarlo?" Se accogliamo e ascoltiamo Gesù, saremo i primi ad entrare in quella salvezza che lui è venuto a donarci. "Non giudicate, allora, per non essere giudicati". E, come chiarimento sentiamo, "Perché osservi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio?" Gesù coglie nel vivo una difformità profonda dell'uomo, difformità che l'uomo si porta dentro, difformità che tende a rendere molto difficili i rapporti umani. Una sottolineatura però: Gesù non dice di eliminare ogni tipo di correzione fraterna, è lui stesso, che in un'altra occasione, ci consiglia di correggerci a vicenda. "Non ci proibisce di giudicare, ma ci insegna come farlo", ci insegna san Girolamo. Innanzitutto ci comanda: "Togli prima, la trave dal tuo occhio". Disponi cioè il tuo occhio alla benevolenza, al vero bene, al bene dell'altro. Comunque permane sempre come sottofondo la paternità di Dio, la paternità che attende il ritorno del figliol prodigo. Intanto nella sua "eterna misericordia", ci prepara al suo incontro, quotidiano, quotidiano e quello definitivo, con un suggerimento: "Con la misura con la quale misurate, sarete misurati". Chiediamo al Signore di convertirci, di trasformarci, di darci quello spirito di carità e di umiltà che è condizione della nostra crescita e della crescita degli altri.
Disse: "quanto più gli atleti fanno progressi, tanto più è forte l'avversario che attacca".
IN MONASTERO NESSUNO ARDISCA DIFENDERE UN ALTRO Bisogna assolutamente evitare che nel monastero un monaco ardisca difendere un altro o quasi proteggerlo per qualsiasi motivo, anche se fossero uniti da un qualche vincolo di parentela. In nessun modo i monaci osino far questo, perché ne può nascere gravissima occasione di scandalo. Chi trasgredisce questa norma, sia punito molto severamente.
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