Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Martedì 22 maggio 2007

"Erano tuoi e li hai dati a me".

Oggi Gesù, sommo ed eterno sacerdote, ripete la sua intensa e fervente preghiera per la sua chiesa e per tutti noi. E' la preghiera sacerdotale, è il testamento spirituale del Signore: egli, nel sopraggiungere della sua "ora", dell'ora della morte in croce, rivive le tappe della sua missione, l'opera che ha compiuto a nostro favore su mandato del Padre, quanto sta per compiere nella totale immolazione della croce, e si proietta, con l'intensità del suo amore, nel futuro della chiesa. Egli sa di aver reso e di rendere gloria al Padre, si rallegra per coloro che, come noi, lo hanno riconosciuto nella fede suo inviato e implora per tutti affinché, animati e sorretti dalla fede in lui, lo raggiungano nella gloria. Siamo certi che quella preghiera non si è mai esaurita nel tempo: è ancora oggi, e lo sarà nei secoli, il fervente e continuo anelito di Cristo, è ancora la sua eterna passione di amore per noi, è la sua "opera", con cui egli perpetua la redenzione e la salvezza del mondo, affinché tutti siano salvi, tutti abbiano a raggiungere la vita eterna. Egli così ci addita il cielo, il Regno, come meta ultima della umana esistenza, ma sa che abbiamo ancora da vivere il nostro tempo e la meta è più o meno lontana e per questo che egli prega per noi: "essi sono nel mondo e io vengo a te".


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un filosofo chiese a sant'Antonio: Padre, come puoi essere così felice quando sei privato della consolazione dei libri? Antonio rispose: Il mio libro, o filosofo, è la natura, e ogni volta che voglio leggere le parole di Dio, il libro è davanti a me.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

GLI ARTIGIANI DEL MONASTERO

Qualora poi si dovesse vendere qualcosa dei prodotti degli artigiani, quelli che devono trattare l'affare si guardino bene dal commettere alcuna frode. Si ricordino sempre di Anania e Saffira (cf. At 5,1-11), perché la morte che questi subirono nel corpo, essi e tutti coloro che commettono frode riguardo ai beni del monastero, non abbiano a soffrirla nell'anima. Negli stessi prezzi poi non si insinui il male dell'avarizia, ma si venda sempre a un importo alquanto inferiore a quello corrente tra gli altri secolari, perché in tutto sia glorificato Dio (1 Pt 4,11).


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