preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi. Dopo l'apparizione a Maria Maddalena, avvenuta all'aperto, in un giardino, Gesù appare con un corpo reale e tangibile ai suoi discepoli, chiusi per paura in una stanza. Essi ricevono lo Spirito Santo per poter annunciare la sua parola e perdonare i peccati agli uomini. La fede crescerà dall'ascolto della parola all'interno della comunità. Con questo l'evangelista Giovanni vuole sottolineare l'importanza della testimonianza per la fede pasquale. L'incontro con i discepoli avviene il primo giorno della settimana, nel giorno di Pasqua. Gesù torna ma non nel suo stato precedente: entra a porte chiuse. Si pone al centro della comunità cristiana, come unico riferimento. I discepoli lo possono vedere e riconoscere con lo sguardo della fede. Le conseguenze della nuova luce sono la "gioia" e la "pace", i doni messianici. Gesù dà loro l'incarico missionario: devono continuare la missione a lui affidata dal Padre. Ma solo uomini nuovi sono capaci di questo compito. Gesù dona loro lo Spirito Santo come soffiò all'inizio la vita nuova al primo uomo. Il dono dello Spirito era stato anticipato simbolicamente dall'acqua e dal sangue usciti dal costato di Cristo. La missione degli apostoli avrà come obbiettivo la remissione dei peccati. I dubbi di Tommaso esprimono l'esperienza del gruppo, dell'intera comunità apostolica. Anche questo incontro avviene nel primo giorno della settimana, giorno del Signore. In esso la comunità proclama con i discepoli: abbiamo visto il Signore (v. 25). Ma Tommaso non condivide la fede della comunità. Gesù si rende visibile per lui e lo convince di non essere un fantasma. Tommaso fa la più bella confessione di fede del quarto vangelo: egli riconosce Gesù come Signore e Dio.
Un fratello domandò a un anziano: «Indicami una sola cosa da custodire, perché io ne viva!». L'anziano gli disse: "Se puoi essere ingiuriato e sopportarlo, è una gran cosa, che supera tutte le virtù».
LA MISURA DEL BERE Ciascuno ha il proprio dono da Dio, chi in un modo chi in un altro (1 Cor 7,7); ed è per questo che abbiamo qualche perplessità a fissare la misura del vitto per gli altri. Nondimeno, tenendo conto delle necessità dei più deboli, pensiamo sia sufficiente per ciascuno una emìna di vino al giorno. Chi poi ha avuto da Dio il dono di sapersene astenere, sappia che ne riceverà una ricompensa particolare. Qualora poi le condizioni del luogo o un lavoro eccezionale o l'eccessivo calore estivo richiedessero un supplemento, il superiore potrà concederlo, badando sempre che nessuno arrivi alla sazietà o all'ebbrezza.
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