preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Il testo del Levitico elenca alcuni divieti e precetti comunitari, che si deducono dall'invito di Dio: "Siate santi, perché, io, il Signore, sono santo". Le norme di perfezione sono giustificate dall'affermazione assoluta: "Io sono il Signore". Alla presenza di Dio è collegato un nuovo ordinamento etico. Tutto si conclude con l'invito propositivo "Amerai il tuo prossimo come te stesso". Questo messaggio dell'anonimo autore del Levitico è un inno alla vita; si respinge tutto ciò che uccide, inganna, prevarica, insulta, divide; è in anticipo l'insegnamento morale del Nuovo Testamento. Sono ciò che la Regola di S.Benedetto qualifica "strumenti delle buone opere" (c.4). Matteo, con una parabola, presenta il giudizio ultimo; il criterio distintivo sarà la bontà e la misericordia, in due gruppi umani, a seconda delle virtù offerte o rifiutate. Gesù si identifica negli indigenti e nei bisognosi: "Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me... Ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me". La vita morale è profondamente segnata dal rapporto con Gesù incarnato, nell'umiltà del quotidiano.
«Quando tu desideri conoscere la tua misura, quale tu sei, se la tua anima è sulla strada o ne è fuori; (o desideri conoscere) la tua saldezza o la tua pochezza, metti alla prova la tua anima nella preghiera. Questa è infatti lo specchio dell'anima, e il saggiatore delle sue macchie e della sua bellezza. Lì si rivelano la falsità e le bellezze del pensiero... Nel tempo della preghiera si vede, in modo luminoso, da cosa è mosso o in quali moti si affatica il pensiero».
QUANTI SALMI DEVONO DIRSI ALL'UFFICIO NOTTURNO Durante il periodo invernale si dica [prima il versetto: «O Dio, vieni a salvarmi» (Sal 69,2), e poi] per tre volte: «Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode» (Sal 50,17); cui si aggiunga il salmo e il Gloria; 3quindi il salmo 94 con l'antifona oppure cantato lentamente; segua l'inno; poi sei salmi con le antifone. Finiti questi e detto il versetto, l'abate dia la benedizione; allora tutti siedano negli scanni e i fratelli a turno leggano dal codice posto sull'ambone tre letture intercalate dal canto di tre responsori. Due responsori si cantino senza il Gloria, ma dopo la terza lettura il lettore aggiunga il Gloria; e appena intonato, tutti immediatamente si alzino dai loro sedili, in onore e riverenza alla Santa Trinità.
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