Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Lunedì 12 febbraio 2007

La vera conoscenza di Cristo.

I farisei per credere in Cristo, chiedono un segno. È una tentazione ricorrente quella di pretendere da Dio che ci si manifesti e ci convinca della sua presenza con prodigi e segni a nostra misura, che soddisfino cioè la nostra curiosità e ci smuovano dalla nostra ostinata incredulità. È assurdo solo pensare che il Signore non ci dia segni più che sufficienti per alimentare la nostra fede. È presuntoso ritenere che sia Lui a nascondersi, mentre siamo noi a non riconoscerlo abbassando la fede ai livelli della ragione umana. Lo stesso Cristo è un segno visibile ed inconfondibile della presenza viva di Dio tra noi. Le verità che egli rivela al mondo con la sua persona e con le sue parole sono più che sufficienti per far germinare ed alimentare la fede. Se però coloro che ascoltano non intendono perché frappongono l'orgoglio alla parola rivelata e la cecità dell'anima ai segni che l'accompagnano, tutto diventa oscuro e non c'è segno che li possa convincere. La sua stessa risurrezione dai morti sarà ed è messa in discussione, gli stessi strepitosi miracoli vengono male interpretati e diventano addirittura motivi di accuse. Se scaccia i demoni lo fa in nome di Beezebul, principe dei demoni, se offre il perdono ai peccatori, bestemmia. Tutto viene travisato quando la malafede ostinata persiste nel cuore dell'uomo. Il Signore Gesù non cade nella tentazione di usare la sua potenza per dare spettacolo agli uomini. Egli si propone come salvatore e redentore del mondo. Egli guarisce corpi ed anime, egli è colui che perdona, colui che ama, che è pronto, come pastore, a dare la vita per le sue pecore. Egli si presenterà al mondo e agli uomini che l'hanno crocifisso, risorto e vivo. Questi sono i segni evidenti della sua divinità. Solo i ciechi non li vedono, solo i malvagi lo rinnegano. Molto spesso dovremmo invocare la luce dello Spirito Santo, convinti che non può essere la sola ragione umana a guidarci sulle vie di Dio. Dovremmo coltivare la bella virtù dell'umiltà che ci fa riconoscere i nostri limiti e l'infinita grandezza di Dio senza privarci di vedere con l'occhio limpido della fede.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Nella vita spirituale sono necessari entusiasmo e decisione; ma devono maturare da un tempo di attesa e riflessione. Il tutto sotto la guida dello Spirito.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

L'UMILTÀ

Sia l'uomo convinto che Dio dal cielo lo vede sempre, ogni momento, che le sue azioni sono in ogni luogo sotto lo sguardo divino e vengono riferite continuamente dagli angeli. Lo dimostra il profeta quando ci addita Dio sempre presente al nostro pensiero, dicendo: «Dio scruta la mente e il cuore» (Sal 7,10); e ancora: «Il Signore conosce i pensieri dell'uomo» (Sal 93,11); così pure dice: «Penetri da lontano i miei pensieri» (Sal 138,3); e inoltre: «I pensieri dell'uomo saranno svelati davanti a te» (Sal 75,11 Volg.). Perciò, per tenersi in guardia dai cattivi pensieri, il fratello assennato dica sempre nel suo cuore: «Allora sarò integro davanti a lui se mi sarò guardato da ogni colpa» (Sal 17,24).


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