Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Venerdì 12 gennaio 2007

Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati.

Fa parte della missione della chiesa e di ogni cristiano farsi portatore delle proprie e altrui infermità. Tale dovere deriva dalla esperienza che felicemente ci è toccata, quando Cristo, il figlio di Dio, si è caricato, Lui per primo, dei nostri peccati, pagando il nostro debito a prezzo della vita. Se ci muoviamo a cuore aperto, c'è sempre sulla nostra strada qualcuno malconcio che implora il nostro aiuto. Noi stessi potremmo aver bisogno di un buon samaritano che si prenda cura selle nostre ferite o ci conduca dove e da chi poter recuperare la salute. Questo dovere e questa missione sembrerebbe sia in crisi ai nostri giorni, visto il comportamento di certi pirati della strada e non solo loro. Capita troppo spesso di fare del male agli altri e poi abbandonarli stremati a se stessi. La carità, quando è vera e disinteressata, costa sacrificio: i quattro del vangelo di oggi debbono superare non poche difficoltà per calare dal tetto il povero paralitico. La loro fiduciosa ed ardita impresa viene però abbondantemente premiata: «Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: «Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati». È quindi la fede dei portatori che ottiene prima il perdono dei peccati e poi la guarigione al paralitico dal suo male fisico. Gesù ribadisce così alcune importanti verità: la paralisi dello spirito è più grave di quello che immobilizza il corpo. Egli è il figlio di Dio e ha il potere non solo di guarire, ma anche di rimettere i peccati, che che ne dicano gli scribi. La finale dell'episodio risuona come un inno di lode e di ringraziamento: «tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un abba è stato invitato ad un monastero di città. Non volle lasciare il suo eremo ma poi acconsenti e ci andò. Passeggiavano nel rumore tra carri e buoi e l'abba disse: tu, senti cantare il grillo? Un grillo?!... si meravigliò il monaco di città... in questo rumore, impossibile... l'abba si girò e gli fece vedere il grillo su di un albero che cantava proprio per lui. Eh... disse il monaco di città, voi del deserto avete un orecchio più acuto. L'abba tirò fuori una moneta d'argento e la getto sul marciapiede. E mentre essa cadeva si è sentito appena un rimbalzo metallico sulle pietre... In un istante tutti quelli che erano lì vicino si sono girati toccando le loro saccocce... Questo lo raccontò per spiegare la parabola "lì dov'è il tuo tesoro c'è anche il tuo cuore...".


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

VARIE SPECIE DI MONACI E LORO VITA

La quarta specie di monaci è poi quella dei cosiddetti girovaghi, i quali passano tutta la loro vita girando di paese in paese e facendosi ospitare per tre o quattro giorni in monasteri diversi, sempre senza fissa dimora e instabili, schiavi delle proprie voglie e dei piaceri della gola e in tutto peggiori dei sarabaiti. Del miserabile genere di vita di tutti costoro è meglio tacere che parlare.
Lasciamoli dunque da parte e veniamo, con l'aiuto del Signore, a organizzare la fortissima specie dei cenobiti.


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