Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Mercoledì 15 novembre 2006

"Non si è trovato chi tornasse a dar gloria a Dio, se non questo straniero"

L'annotazione dell'evangelista coglie Gesù "durante il viaggio verso Gerusalemme, attraverso la Samaria e la Galilea". Egli si sta avvicinando alla città santa, perché lì darà testimonianza di sé, come Messia-Salvatore. La guarigione stessa dei lebbrosi va in quella direzione. Infatti Luca pone l'attenzione sui dati teologici più che su quelli geografici. E' risaputo che i Samaritani erano un popolo di origine etnica composita, formato da israeliti e da colonizzatori, mandati dagli Assiri, e questa mancanza di purità provocava il disprezzo reciproco delle due etnie. Non è fuori posto leggerci ora l'attuale situazione nella zona. Naturalmente per questi malati la sventura accomunava il bisogno di guarigione più che le sottigliezze della provenienza legale. "Gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza, alzarono la voce, dicendo: "Gesù maestro, abbi pietà di noi". Gesù ascolta e guarisce tutti, senza distinzione, anzi, a tutti impone la verifica della guarigione, richiesta dalla Legge, "andate a presentarvi ai sacerdoti". Ma proprio qui si ripresenta la distinzione. Soltanto uno, il samaritano, l'escluso dal popolo di Dio, tornò indietro, attestando a gran voce che Dio gli ha usato misericordia. "E Gesù disse: "non sono stati mondati tutti e dieci? E i nove dove sono?" All'unico credente si chiede conto degli altri nove. Sono i non credenti, che non siedono ancora alla mensa. Ma nasce una missione, il cuore di Dio non si da pace. Non possiamo rispondere come Caino che respinge di essere custode di suo fratello o come il figlio maggiore della parabola del figliol prodigo, che non ravvisa nel cuore del padre la tenerezza per il fratello ritrovato, e si esclude dal banchetto di nozze.


Apoftegmi - Detti dei Padri

L'Abba Pastor disse: Allontanati da ogni uomo che quando discorre polemizza continuamente.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

SE IL MONACO PUÒ RICEVERE LETTERE O ALTRE COSE

Non sia assolutamente permesso al monaco ricevere, senza il consenso dell'abate, lettere, pii regali o qualunque altro benché piccolo oggetto, sia da parte dei parenti che di qualsiasi altra persona, né di mandarli loro e neppure di scambiarseli tra i fratelli. E anche se dai suoi parenti gli viene inviata qualche cosa, non ardisca accettarla senza averne prima avvisato l'abate. Se l'abate poi darà il permesso di accettarla, abbia piena facoltà di destinarla a chi vuole; e non si rattristi di ciò il fratello a cui la cosa era stata inviata, per non dare occasione al diavolo. Chi oserà agire diversamente, sia sottoposto alla disciplina regolare.


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