Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Sabato 21 ottobre 2006

Chi mi riconoscerà... anche'io lo riconoscerò...

C'è sempre nella vita del discepolo di Cristo un aspetto scomodo che lo impegna fino in fondo dinanzi agli altri uomini e anche davanti alla propria coscienza. Di questo aspetto faticoso sentiamo alcuni accenni nel vangelo odierno. "Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini, sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio". Questa è la posizione di ogni discepolo davanti agli altri fratelli. L'evangelista sicuramente ha sott'occhio l'esperienza della chiesa primitiva, chiamata a confessare in un clima di persecuzione. Essa trova la sua forza fissando lo sguardo al cielo, dove è la gloria del Figlio dell'uomo. Il cristiano è il fedele testimone di Cristo davanti agli uomini. Ogni giorno in qualche maniera si ripresenterà a lui l'occasione di riconoscerlo o rinnegarlo. Questo mistero di scelta profonda ha delle ripercussioni che possono essere rischiose per la nostra esistenza. "Chiunque parlerà contro il figlio dell'uomo sarà perdonato; ma chi bestemmierà lo Spirito Santo non sarà perdonato". Gesù è sempre un segno di contraddizione, contro il quale parlano anche i nostri pensieri e le nostre opere, ma è anche un segno di misericordia. Diventa invece bestemmia la resistenza contro ciò che Dio ci fa sentire. E' il rifiuto lucido e consapevole della verità del Vangelo. E' il peccato di chi non si riconosce peccatore e bisognoso di perdono. Di tutt'altro genere è "quando vi porteranno davanti alle sinagoghe non temete". La loro confessione di fede in quel momento sarà suggerita dallo Spirito Santo. Non dovranno fare altro che lasciarsi trasportare dalla sua ispirazione. Dai suoi Gesù chiede soltanto docilità. Sarà lo Spirito che li farà testimoniare. Il regno di Dio è davvero il premio di una fatica coraggiosa.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un fratello interrogò un anziano: «Che fare? Una moltitudine di pensieri mi fa guerra e non so come resistere». Disse l'anziano: «Non lottare mai contro tutti, ma contro uno solo. Poiché tutti i pensieri degli uomini hanno una testa sola. Bisogna dunque esaminare quale sia realmente quell'unico pensiero e quale la sua natura, poi lottare contro di esso. Allora tutti gli altri pensieri perderanno la loro forza».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

QUELLI CHE GIUNGONO TARDI ALL'UFFICIO DIVINO O ALLA MENSA

Quando è l'ora dell'Ufficio divino, appena si sente il segnale, si lasci subito quanto si ha tra le mani e si corra con la massima sollecitudine, ma sempre con gravità, per non dare adito alla leggerezza. Nulla quindi si anteponga all'Opera di Dio. Se qualcuno alle Vigilie notturne arriverà dopo il Gloria del salmo 94 - che appunto per questo vogliamo sia detto in modo molto pacato e lento - non occupi in coro il posto suo, ma se ne stia all'ultimo oppure in disparte, in un posto che l'abate avrà destinato proprio per tali ritardatari, in modo che sia visto da lui e da tutti, fino a che, terminato l'Ufficio divino, dia soddisfazione con una pubblica penitenza.


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