Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Sabato 14 ottobre 2006

Beati coloro che ascoltano la parola di Dio...

Le parole che ascoltiamo oggi riecheggiano l'inizio del Vangelo di Luca, quando una donna benedice Maria, come aveva fatto Elisabetta, vedendo avverarsi in lei le promesse fatte ad Abramo. E' La tipica lode di una madre che invidia un'altra madre. Gesù risponde, chiarendo il vero oggetto della beatitudine: "Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano". La vera beatitudine di Maria non consiste nella sua maternità fisica, né perché avvertiva che l'Eterno prendeva il ritmo e la cadenza dei suoi giorni, ma fu beata perché ha creduto. Maria fu la prima che ascoltò e disse: "Eccomi, sono la serva del Signore". La sua maternità, prima che nel ventre, fu nell'orecchio e nel cuore. Essa obbedì, e per questo fu madre. La sua stessa beatitudine è quindi di chiunque accoglie il seme della Parola. Per l'ascolto di Maria il Verbo di Dio si è fatto sua carne. L'ascolto, come lo fu all'inizio, così resta per tutto il tempo successivo il principio dell'incarnazione. Ora Gesù che annuncia la Parola diviene la Parola che lo annuncia. Si passa dal tempo di Gesù a quello della Chiesa. Essa nell'ascolto e nella custodia della Parola, si fa contemporanea a lui. Il Verbo, fatto carne in Gesù nel seno di Maria, è tornato ad essere Parola scritta per farsi carne in chi l'ascolta.


Apoftegmi - Detti dei Padri

L'abba Antonio scrutava la profondità dei giudizi di Dio; e domandò: «Signore perchè alcuni muoiono dopo breve vita, mentre altri giungono all'estrema vecchiezza? Perché alcuni mancano di tutto, e altri abbondano di ogni bene? Perchè i malvagi sono ricchi, e i buoni schiacciati dalla povertà?». Una voce gli rispose: «Antonio, occupati di te stesso: questi sono i giudizi di Dio e non ti è utile capirli».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

LA MISURA DEL CIBO

Nel caso si fossero eseguiti lavori più pesanti, l'abate avrà piena facoltà, se lo ritiene opportuno, di aggiungere qualcosa, purché assolutamente non si arrivi all'intemperanza e il monaco non sia colto dall'indigestione; nulla infatti è tanto sconveniente a ogni cristiano quanto l'ingordigia, come dice il Signore nostro: «State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano per l'eccesso di cibo» (Lc 21,34). Ai fanciulli più piccoli non si dia la stessa quantità di cibo, ma inferiore a quella degli adulti; e in tutto si conservi la sobrietà. Quanto poi alle carni di quadrupedi, tutti se ne astengano in modo assoluto, ad eccezione di coloro che sono molto deboli o ammalati.


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