Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Lunedì 21 agosto 2006

Se ne andò perché aveva molte ricchezze.

Suscita una immediata simpatia questo giovane che con chiarezza di intenti vuole raggiungere la vita eterna. Egli ha colto l'obiettivo ultimo della vita e interroga Gesù come poterlo possedere. «Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?». Egli sa che il bene operato in vita è la garanzia per ottenere i beni eterni. La risposta di Gesù è chiara ed inequivocabile: «Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti». È il presupposto indispensabile per camminare nella via del Signore e muoversi verso la pienezza della vita.. Fortunato quel giovane che può dichiarare a Gesù: «Ho sempre osservato tutte queste cose; che mi manca ancora?». Intuisce anche se vagamente, che la fredda osservanza della legge, anche se lodevole, non è sufficiente per stabile re una vera e piena comunione di amore. La perfezione esige un distacco totale dai beni del mondo per fare spazio a Dio, cui spetta il primato assoluto. Lo stesso Signore aveva proclamato alle folle: "Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore". E quando aveva proclamato il comandamento nuovo Gesù aveva affermato solennemente: "Amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza".
Al giovane dice: «Se vuoi essere perfetto, và, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi». Ecco la vera alternativa che tutti ci coinvolge: o saziarci dei beni del mondo, accettandone tutti i limiti di valori e di tempo, o accumulare tesori per il cielo. Il giovane del vangelo se andò triste perché aveva molti beni e non aveva il coraggio di liberarsene. Era un osservante, ma non aveva ancora compreso l'amore a Dio che conduce alla perfezione.


Apoftegmi - Detti dei Padri

«Non è ancora perfetta quella preghiera in cui il monaco ha coscienza di sé e del fatto stesso di pregare».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

L'UMILTÀ

Il settimo gradino dell'umiltà si sale quando il monaco, non solo a parole si dichiara l'ultimo e il più spregevole di tutti, ma si ritiene veramente tale anche nel più profondo del cuore, umiliandosi e dicendo col profeta: «Io sono verme e non uomo, infamia degli uomini, rifiuto del mio popolo» (Sal 21,7); «mi sono esaltato e allora sono stato umiliato e confuso» (Sal 87,16 Volg.); e ancora: «Bene per me se sono stato umiliato, perché impari ad obbedirti» (Sal 118,71).


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