Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Domenica 25 giugno 2006

"Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?".

I Vangeli delle domeniche precedenti ci hanno presentato Gesù come guaritore di malattie: oggi ci viene presentato da Marco come dominatore degli elementi naturali, del mare, che nel simbolismo biblico rappresentava un mondo misterioso e malvagio. Gesù interviene usando termini personali, ordina al mare come se fosse una persona. "Taci, calmati". Egli non prega il Padre, come in altre occasioni, ma agisce direttamente, rivelandosi così Signore della natura. I richiami biblici fanno parte essenziale della rivelazione. In questa occasione calza perfettamente la figura di Mosè che salva il popolo, alzando il bastone per attraversare il mar rosso. Gesù, secondo l'evangelista Matteo, è il nuovo Mosè. Gesù è il Maestro che sta nella barca – la Chiesa - con i suoi discepoli ed è anche il Dio che vince il male. Questo permanere di Dio nelle nostre esperienze feriali è del tutto conforme alla logica del Vangelo. Gli incontri di Gesù con l'uomo avvengono sempre dentro la trama del quotidiano. E tutto va bene per tutti, quando ogni cosa sembra che vada per il verso giusto. E quando la strada si fa difficile? In quel momento la fede vacilla, perché a volte è una fede interessata ad ottenere qualcosa che in quel momento sembra indispensabile. Ma il Signore non è lontano dall'uomo, tuttavia non è il tappabuchi dei suoi bisogni. "Egli se ne stava a poppa, su un cuscino, e dormiva". Gesù che fa cessare la furia degli elementi, rimprovera anche i suoi per la loro poca fede. Fede in lui, Gesù, nel suo amore, nonostante tutto. Se all'apparenza è il male a trionfare, la storia del mondo è nelle sue mani. Il suo amore non ci perde di vista perché ognuno di noi è prezioso ai suoi occhi. Si tratta solo di affrontare con fiducia i momenti difficili. "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo".


Apoftegmi - Detti dei Padri

Disse: "quanto più gli atleti fanno progressi, tanto più è forte l'avversario che attacca".


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

IN MONASTERO NESSUNO ARDISCA DIFENDERE UN ALTRO

Bisogna assolutamente evitare che nel monastero un monaco ardisca difendere un altro o quasi proteggerlo per qualsiasi motivo, anche se fossero uniti da un qualche vincolo di parentela. In nessun modo i monaci osino far questo, perché ne può nascere gravissima occasione di scandalo. Chi trasgredisce questa norma, sia punito molto severamente.


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