Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Lunedì 19 giugno 2006

"Io vi dico di non resistere al malvagio".

Ci troviamo di fronte a una norma legale, antica e non tanto lontana dal nostro spirito, la cosiddetta "legge del taglione", che chiudeva la strada alla vendetta personale, stabilendo una certa equità. "Avete inteso che fu detto: occhio per occhio, dente per dente; ma io vi dico di non opporvi al malvagio". Gesù modula questa affermazione con quattro esempi: lo schiaffo, la citazione in giudizio, l'imposizione e il prestito. Naturalmente sono tutti termini che devono essere presi non tanto alla lettera, quanto in uno spirito di riconciliazione e di fraternità. Gesù non intende abolire le norme giuridiche, semmai eliminare la mentalità di una giustizia strettamente legale che alla fine dei conti oltre a non evitare gli abusi, esperienza quotidiana, non porta nessun giovamento. Non rendere male per male, non è un'azione di viltà, ma di bontà. Rispondere con il bene ad ogni aggressione è creare lo stupore di un comportamento fuori norma. Chi risponde con il bene non è mai sopraffatto, perché il bene è una espressione di una libertà interiore. Questo supremo principio è quello che regge tutta l'economia di Dio nella sua opera di salvezza. Dio risponde al male della nostra offesa, con il bene della sua venuta. Al male del nostro rifiuto risponde con il bene della sua alleanza, compiuta nel suo Figlio per noi, per sempre. Ecco perché siamo indotti dal Vangelo a superare la misura meschina di una reazione, anche se fosse una reazione ragionevole. Naturalmente parlando, resta sempre difficile ad accettare. Tale è la testimonianza che Dio si aspetta da noi. Con altrettanta forza la parola di Dio afferma che noi siamo "coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo anche alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria".


Apoftegmi - Detti dei Padri

Si lamentò il monaco Giovanni al padre spirituale: quando eravamo a Scete la nostra principale occupazione era quella dell'anima, mentre il lavoro manuale era un'occupazione secondaria. Ma ora il lavoro dell'anima e divenuto secondario e il lavoro secondario è divenuto il principale che oscura Dio.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

IL PRIORE DEL MONASTERO

Se il priore si mostra vizioso o, dominato dalla vanagloria, monta in superbia o disprezza apertamente la santa Regola, sia ammonito a parole fino alla quarta volta; se non si corregge, sia sottoposto alla punizione della disciplina regolare. Se neppure così si sarà corretto, allora sia tolto dall'ufficio di priore e al suo posto si metta un altro che ne sia degno. E se in seguito non starà quieto e obbediente in comunità, sia anche cacciato dal monastero. Però l'abate ricordi che di tutti i suoi giudizi dovrà rendere conto a Dio: non succeda che il fuoco dell'invidia o della gelosia gli bruci l'anima.


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