Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Giovedì 08 dicembre 2005

Benedetta tu fra tutte le donne...

"Benedetta tu fra tutte le donne e benedetto il frutto del tuo seno". (Lc 1, 42) Questa lode di Elisabetta all'arrivo di Maria nella sua casa, risuona come un canto nel cuore di tutti noi. Bisogna affermare che nessuna donna è stata tanta ricolma di favori divini come la madre del salvatore; e il motivo fondamentale di queste grazie singolari è che Lei porta dentro di sé il Salvatore del mondo, pur conservando intatta la gloria della verginità. Nel prefazio della Madonna leggiamo che "ha concepito per opera dello Spirito Santo l'unigenito Figlio del Padre, e senza perdere la sua gloriosa verginità, ha dato al mondo la luce eterna". Nel testo della Genesi 3,16 Dio pronuncia condanne verso l'uomo come lavoratore, verso la donna come Madre e sposa e, verso il serpente nella sua insidiosa induzione al peccato - colpendo tutti loro nelle loro attività essenziali. Questa prima donna, nominata Eva = spiegata con la radice hayah (vivere), fu vista come madre di tutti i viventi (Gn 3, 20). Analogicamente, Maria essendo Madre di Cristo redentore, è anche la Madre spirituale di tutti i cristiani, giacché da Lei ci è venuto il Signore, sorgente della vita. La definizione solenne dell'Immacolata concezione della Vergine Maria introdotta da Pio IX, precisa che "Maria è essente dal peccato dal primo istante della sua esistenza. Ella è certamente redenta da suo Figlio per singolare grazia, perché ha contratto il debito universale del peccato per il fatto stesso della sua appartenenza al genere umano, ma lo è stata in modo più sublime, per preservazione e non per purificazione".
Su questo fondamento l'argomentazione sviluppa il modo con cui i Padri e i Dottori della Chiesa hanno interpretato la scrittura: (Gn 3,15 e Lc 1,14). Dobbiamo unire la nostra fede a quella dei Padri e considerare veramente Maria come nostra madre, trasferendo a Lei, in un grado più rispettoso e sublime, i sentimenti di venerazione e di tenerezza che ci ispirano le nostre madri. L'intimità di Maria procura a quelli che la pregano una moltitudine di grazie e di squisite delicatezze materne. Conviene più che mai in questo tempo d'Avvento lodarla e attestarle il nostro amore di figli nel Figlio di Dio Padre. Allora l'Avvento apparirà per tutti noi come un tempo privilegiato per esaminare noi stessi sotto lo sguardo della vergine, per implorare il suo aiuto nella difficile conquista della purezza.


Eccomi, sono la serva del Signore

Prima che la chiesa dichiarasse dogma di fede l'immacolata concezione della Vergine, è la stessa Maria a indurci a pensarlo e a crederlo: alle parole e all'annuncio dell'Angelo che già la definiscono “piena di grazia”, lei non si esalta, ma ritiene addirittura che sia impossibile che quanto le viene detto si possa compiere in lei: “come è possibile?”; quando poi il messo divino la rassicura sul modo con cui la sua maternità verrà a compiersi, lei “l'umile ancella del Signore”, dichiara la sua completa disponibilità: “si compia in me secondo la tua parola”. Quella docilità, quella umiltà e quella disponibilità piena e incondizionata l'accompagnerà per tutta la sua esistenza, fino al suo glorioso transito. Nulla, assolutamente nulla, nella vita di Maria fa trapelare anche la più benché minima traccia di quelle così evidenti debolezze, derivanti proprio dal peccato originale che inquinano invece frequentemente la nostra vita. Ci convince ancora che la nostra Madre celeste sia stata concepita senza peccato, quindi senza macchia, immacolata, il fatto che lei dovrà accogliere nel suo seno verginale il Figlio di Dio, il quale, prende sì, la nostra natura umana, ma non può essere minimamente inquinato da traccia alcuna di peccato; la persona di Maria dovrà quindi essere il tabernacolo purissimo e splendente che accoglie il Verbo incarnato. E ancora è lo stesso Gesù morente sulla croce a dichiarare l'universale maternità di Maria, quando rivolgendosi all'Apostolo Giovanni, dice: “Figlio, ecco tua Madre”. È evidente e logico il nesso: la Madre senza peccato, solo lei, l'Immacolata, diventa la Madre di tutti i redenti. È lei quindi la nuova Eva, su di Lei il Signore Dio pone le sue compiacenze, per mezzo di lei può far sentire ancora a tutta l'umanità l'immensità del suo amore misericordioso. Lei infine è la pre - redenta, che ci addita la meta e ci rigenera come figli nella primitiva purezza. Lo splendore di Maria poi dovrebbe non solo smuovere la nostra ammirazione verso di lei, ma innamorarci della vera purezza, che è come un alone di luce candida che orna l'anima del cristiano in tutta la sua persona. Dobbiamo chiedere a lei che interceda affinché il nostro mondo sia ancora lavato e purificato. Troppe sozzure inquinano le anime, anche e soprattutto quelle ancora limpide dei più piccoli.

Apoftegmi - Detti dei Padri

Il padre Poemen disse a chi voleva vivere santamente: "Non misurare te stesso, aderisci piuttosto a chi sa vivere bene".


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

L'ORDINE DELLA COMUNITÀ

I più giovani pertanto rispettino i più anziani; gli anziani amino i più giovani. Nello stesso modo di chiamarsi nessuno si permetta di rivolgersi all'altro col semplice nome, ma i più anziani chiamino i più giovani con l'appellativo di «fratelli» e i più giovani chiamino gli anziani «nonni», che significa «reverendo padre». L'abate poi, giacché sappiamo per fede che tiene le veci di Cristo, sia chiamato «signore» e «abate», non per sua pretesa ma per onore e amore di Cristo. Ma egli rifletta sulla sua dignità e si dimostri degno di tale onore.


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