Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Venerdì 20 maggio 2005

L'uomo non separi ciò che Dio unisce.

È frutto della divina sapienza, della potenza infinita del creatore e Signore l'ordine che regola l'universo, gli uomini e le cose. Sin dal principio, creando l'uomo a sua immagine e somiglianza, creando l'uomo e la donna, diversi ma complementari, li ha resi capaci di amore e fecondi per la vita. Li ha voluto coinvolgere direttamente nell'opera della creazione e della conservazione della specie. Una missione dei due che implica l'unione intima e completa di anima e di corpo al punto di diventare Uno Inscindibile per essere in grado non solo di procreare, ma di educare alla fede e alla vita. Sappiamo che tale perfezione è minata da sempre dagli umani egoismi e da tutte le fragilità che accompagnano la vita di coppia. Per questo Gesù ha voluto rafforzare tale unione, già di per se sacra, con la forza del sacramento, la grazia che consente agli sposi di vivere per tutta la vita la reciproca fedeltà. Per questo Gesù può riaffermare il progetto divino e correggere quanto Mosè aveva stabilito per la durezza del loro cuore. C'è un presupposto indispensabile ed inderogabile, che sia cioè Dio a unire e non altre umane e superficiali valutazioni. S. Paolo spiegava opportunamente ai primi cristiani: "Chi semina nella sua carne, dalla carne raccoglierà corruzione; chi semina nello Spirito, dallo Spirito raccoglierà vita eterna" e altrove aggiunge: "Ciò che viene dalla carne è carne; ciò che viene dallo spirito è spirito". È opportuno chiedersi quanti matrimoni ai nostri giorni sono celebrati nella fede vera in Dio e in Gesù, garante delle nostre promesse. Una opportuna indagine ci aiuterebbe a capire le cause principali del dilagare delle separazioni, dei divorzi. Dei clamorosi fallimenti dell'amore.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un fratello chiese ad un anziano: Ci sono due fratelli, dei quali uno medita nella sua cella, protraendo il digiuno per sei giorni e imponendosi molte sofferenze, l'altro si dedica agli ammalati. Quale dei due compie l'azione più gradita a Dio? Il vecchio rispose: Anche se quel fratello che digiuna per sei giorni si appendesse per il naso, non potrebbe essere all'altezza di quello che si dedica agli infermi.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

LA MENSA DELL'ABATE

La mensa dell'abate sia sempre con gli ospiti e i pellegrini. Quando poi ci sono pochi ospiti, egli potrà convocare alla sua mensa qualcuno dei fratelli a sua scelta. Bisogna però che uno o due anziani restino sempre con i fratelli per la disciplina.


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